Questo sito contribuisce all’audience di

Virgilio InItalia

Ad Agrigento, il mistero della lettera che una suora ricevette direttamente dal Diavolo

A Palma di Montechiaro, la lettera del diavolo è una missiva piena di mistero. Anche se oggi, gli studiosi, per quelle sue frasi incomprensibili avrebbero una spiegazione.

Palma di Montechiaro, nella siciliana provincia di Agrigento, è un luogo ricco di storia. Sono stati ritrovati, qui, reperti del II millennio a.C. e molte tombe sicane, dimostrazione di un passato legato alla pastorizia e all’agricoltura. La sua storia – per lo meno quella che conosciamo – inizia però in epoca medioevale, con la costruzione del castello Chiaramontano nel 1353; l’atto di costruzione della città risale invece al 1637, per mano dei gemelli Tomasi. È qui, in questo paese arroccato su di un’altura rocciosa, con vista sulla vallata sottostante e fino al mare, che si trova ancora oggi una lettera misteriosa, oggetto di leggenda.

Era la seconda metà del Seicento, quando Isabella Tomasi – divenuta suor Maria Crocefissa della Concezionericevette una lettera che, si disse, le fu consegnata direttamente dal diavolo. All’epoca, la suora viveva in un monastero benedettino; pare fosse stata l’unica, ad essere stata capace di decifrare quella missiva dai caratteri incomprensibili (anche se si leggono alcune parole in arabo e in greco). Oggi esposta nella torre della Cattedrale di Agrigento (ma una copia si trova nel monastero di clausura di Palma di Montechiaro), si dice le fosse stata inviata da Satana per tentarla, e che lui stesso in persona gliel’avrebbe consegnata; per tentarla, il diavolo pare le chiese di apporre in calce alla lettera la sua firma, ma lei si limitò a scrivere “ohimè”. Per anni oggetto di studi e di ricerche mai del tutto risolte, la sua suggestione è talmente forte da aver ispirato persino Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che ne parlò nel suo romanzo capolavoro Il Gattopardo. Lo fece dopo aver visitato, nel 1955, il monastero. Fu trovata, la suora, l’11 agosto 1676 seduta a terra nella sua cella, con la faccia imbrattata di inchiostro e il respiro affannoso. Uno stato d’animo conseguente una lotta coi demoni, secondo la Chiesa di allora. Qualche mese fa, però, un punto su quel mistero sarebbe stato messo: un gruppo di fisici e informatici catanesi l’avrebbe decifrata usando un programma di decriptazione scovato nel Deep Web. In realtà, quella missiva – sebbene racconti di qualcosa connesso a Dio e al diavolo – non è interamente comprensibile. Per decifrarla – o meglio, per decifrare alcune delle sue frasi – nel programma sono stati inserito l’alfabeto latino, quello greco e quello degli yazidi (tutte lingue che suor Maria Crocefissa della Concezione avrebbe potuto conoscere). L’idea degli studiosi è che la lettera sarebbe stata scritta dalla religiosa, mischiando i vari alfabeti di sua conoscenza. Sarebbe frutto di un suo disturbo bipolare, secondo loro. Ma il mistero, comunque, rimane.