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Nel borgo di Affi c'è il bunker antiatomico più grande d'Italia

Il bunker antiatomico più grande d'Italia è il rifugio West Star, ex sede Nato: dove si trova, quante persone può ospitare e a cosa può resistere

West Star

Anche in Italia si seguono con commozione e apprensione le notizie che provengono dall’Ucraina, recentemente invasa dalla Russia di Vladimir Putin. Lo “spettro” di una guerra che potrebbe coinvolgere direttamente anche l’Europa Occidentale e, quindi, anche il nostro Paese, ha gettato molti nel panico, spingendoli a informarsi sui costi per la costruzione di un bunker antiatomico. Forse, però, non tutti sanno che in Italia ci sono già diversi rifugi. Nello specifico, il più grande d’Italia si trova in un piccolo Comune nel Veneto.

Dov’è il bunker antiatomico più grande d’Italia

Il bunker antiatomico più grande d’Italia si trova nel Comune di Affi, in provincia di Verona, in Veneto. Più precisamente, il rifugio è collocato nelle viscere del monte Moscal, dove nel 1966 iniziarono le operazioni di West Star, il bunker che, per tutta la Guerra Fredda, ospitò la sede protetta del comando Nato da cui venivano diramati gli ordini militari all’Occidente.

West Star ha una superficie di 13 mila metri quadrati e si trova 150 metri sottoterra. A oggi, è l’unico rifugio antinucleare in Italia capace di resistere a 100 chilotoni, 5 volte tanto la bomba sganciata su Hiroshima.

Quattro anni fa, nel marzo del 2018, il bunker è stato ceduto dai ministeri della Difesa e della Finanza al Comune di Affi. In linea teorica, questo sito appare come l’unico in Italia che potrebbe  essere riattivato “facilmente”, essendo stato “spento” solo pochi anni fa, cioè nel 2010.

Come si può riattivare il bunker antiatomico di Affi

Il generale Gerardino De Meo, ex comandante Nato ed ex comandante di West Star, ha spiegato al ‘Corriere della Sera’ come potrebbe essere riattivato il bunker antiatomico di Affi: “Il bunker era stato costruito per ospitare fino a 1000 persone. Purtroppo, però, vanno rimessi in funzione almeno gli impianti indispensabili, come la chiusura ermetica delle porte antiatomiche e tutto l’impianto di areazione, che permetterebbe la respirazione alle persone per molti giorni”.

Tale intervento, però, non trova d’accordo Marco Giacomo Sega, il sindaco di Affi, attuale proprietario oggi di West Star. Le sue parole: “Ci vogliono un sacco di soldi per rimettere in funzione il ‘buco’, come lo chiamavamo noi. Soprattutto, però, non si può fare dall’oggi al domani, ci vuole almeno un anno. Pensiamo, però, che in caso di bisogno lo si possa usare per qualche giorno come rifugio contro i bombardamenti tradizionali. Riattivarlo in poco tempo a scudo nucleare, però, è impensabile”.

Il generale De Meo non esclude il rischio che si arrivi all’uso delle armi atomiche nella guerra attualmente in corso in Ucraina: “In teoria sì, ci si può arrivare. Questa è la mia paura. Se Putin viene messo con le spalle al muro diventa incontrollabile. Il rischio io lo vedo, a differenza della guerra fredda dove le minacce erano più che altro spauracchi. Io mi sto preparando al peggio, poi mi auguro risulti inutile. I segnali che arrivano dalle dichiarazioni di Draghi e dalla direttiva emessa dallo Stato Maggiore, però, non lasciano certo tranquilli”.

Tornando ad Affi, il generale ha poi aggiunto: “il bunker di Affi resiste a 100 chilotoni, ma le bombe di adesso possono raggiungere 10 megatoni, cioè 100 volte di più dei 100 chilotoni. Se si pensa che quella sganciata su Hiroshima era di 15 chilotoni, fate voi il conto. Anche venissero usate bombe meno potenti, dai 40 ai 70 chilotoni, basta una di queste per spazzare via una città come Milano“.