Villa Puccini, scoperte le lettere segrete a moglie e amante
Dall'archivio gestito dalla fondazione Simonetta Puccini emergono lettere inedite scritte da Giacomo Puccini alla moglie Elvira e a non solo
Un luogo che ha visto nascere capolavori, ma anche grandi amori: è Villa Puccini, la villa di cui sul finire del 1900 si innamorò Giacomo Puccini, decidendo di acquistarla e di trascorrervi gran parte del resto della sua vita. Oggi la dimora che si affaccia sul lago di Massacciuccoli è un museo gestito dalla fondazione Simonetta Puccini, ed è proprio dagli archivi custoditi al suo interno che sono emerse alcune lettere inedite che il grande compositore toscano, morto nel 1924, scrisse di suo pugno alla moglie Elvira e anche alle amanti.
Come riportato da Claudio Toscani, direttore del Comitato Scientifico della Fondazione Simonetta Puccini, al Corriere della Sera, “Puccini teneva una fitta corrispondenza, le lettere conservate sono oltre diecimila. Quelle private, le più censurate, ora tornano alla luce. Tra le prime a venir trascritte e catalogate quelle con la moglie Elvira e quelle dell’amante Josephine von Stängel“.
Cosa c’è scritto nelle lettere segrete di Puccini
“Elvirina mia… Quanto mi è costato lasciarti!”, scriveva Giacomo nel 1885. E poi: “Avrei dato tutto il mio sangue per poterti dar tanti baci sulla tua bocchina bella”.
“Per un tuo bacio sarei capace di qualunque sacrificio. Giacomo mio, ti amo con tutte le forze, di più non potrei”, scriveva Elvira nel 1895, per poi cambiare drasticamente tono nel 1991: “Mai mi sarei aspettata di essere trattata da te come lo sono stata. Ma tu non mi ami più, e io ti annoio con le mie polemiche”. E ancora: “Ho nell’idea che tu mi abbia fatto qualche cornetto, eri tanto caldo pochi giorni fa, adesso sei troppo calmo per non esserti sfogato”.
Le lettere inedite usciranno integralmente in vista delle celebrazioni per il centenario della morte di Puccini, nel 2024: un modo per celebrare genio e anche sregolatezza, e aggiungere dettagli sulla vita dell’iconico compositore e sulla sua permanenza nella villa di Torre del Lago.
La storia di Villa Puccini
Torre del Lago, d’altronde, per Puccini rappresentò un vero e proprio rifugio. Il compositore, nato a Lucca il 22 dicembre del 1858, vi arrivò nel giugno 1891 in compagnia della moglie Elvira e del figlio Antonio, mentre stava scrivendo la sua terza opera, Manon Lescaut. La località prende il nome da un’antica torre di guardia che sorgeva sulla riva del lago di Massaciuccoli, trasformata nel tempo in dimora rustica e abitata dal guardiacaccia Venanzio Barsuglia.
Come spiega la Fondazione Simonetta Puccini (nipote del compositore, morta nel 2017), Puccini si innamorò di Torre del Lago, oasi dove la natura è protagonista assoluta, e decise di trascorrere qui l’estate e le successive vacanze, fino a quando, nel 1899 acquistò la casa, fece demolire la torre e poi intraprese una ristrutturazione che trasformò la villa nell’attuale abitazione a due piani dal tipico aspetto liberty delle ville borghesi di fine Ottocento. Puccini trascorse gran parte del suo tempo nella casa di Torre del Lago, modificandone gli arredi e le decorazioni, opera degli amici pittori. Nel corso degli anni le sue stanze vedranno nascere altri capolavori come La Bohème, Tosca e Madama Butterfly.
Villa Puccini è stata trasformata in un museo nel 1925, un anno dopo la morte del compositore, dal figlio Antonio, e conserva intatto l’aspetto originale. Nella sala omnibus si trovano il pianoforte Förster, i ritratti di Puccini in varie epoche della sua vita, la maschera funebre e il paravento, prezioso dono dal Giappone. Nel 1926 Giacomo Puccini viene sepolto nella cappella ricavata da un salottino e decorata con le allegorie della musica. Al suo fianco la moglie Elvira, il figlio Antonio, la nuora Rita e la nipote Simonetta.
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