Viene dall'Abruzzo il miglior salame d'Italia
La ventricina del Vastese prima nel Campionato Italiano del Salame. Sul podio anche i salumi del Trentino e della Calabria
È abruzzese il miglior salame d’Italia. A decretarlo è stata la giuria di esperti del Campionato Italiano del Salame, organizzato dall’Accademia delle 5T (Territorio, Tradizione, Tipicità, Trasparenza, Tracciabilità) con il patrocinio del MIPAAF, che ha visto confrontarsi i prodotti provenienti da 10 regioni. L’undicesima edizione della manifestazione si è svolta nella location incantevole di Minori, perla della Costiera Amalfitana, in uno dei templi del gusto d’Italia, il celebre bistrot di “Sal De Riso”.
A salire sul podio, con 259 punti, è stata la ventricina del Vastese de “Le Fattorie del Tratturo” di Scerni, in provincia di Chieti. Il pregiato insaccato, già in passato premiato come il salame più buono e naturale d’Italia, è profondamente radicato nel suo territorio di origine e viene realizzato con l’utilizzo delle parti più nobili del maiale. Ragion per cui gli abruzzesi considerano la ventricina del Vastese “l’oro d’Abruzzo“.
I soli ingredienti che vengono aggiunti alla carne tagliata a punta di coltello, sono il peperone trito dolce o piccante, il finocchietto e il sale, usato per la conservazione dell’insaccato. L’azienda di Scerni si è aggiudicata anche il premio “Accademia del Peperoncino”, per il miglior salame piccante, assegnato sempre alla ventricina del Vastese, ed il riconoscimento per il “Miglior salame di quinto quarto”, conferito al Salsicciotto al Vin cotto.
“Felicissimo di portare l’Abruzzo ad una cronaca positiva, di speranza e di rinascita – ha commentato il proprietario, Luigi Di Lello – Felicissimo di avervi contribuito”.
In Provincia di Chieti troviamo anche la “Migliore Soppressata del Sud”, riconoscimento conferito al salsicciotto de “Le Tre Casette” di Gessopalena.
Seconda solo per un punto, al Campionato Italiano del Salame, è la mortandela trentina della Val Di Non, della macelleria “Dal Massimo Goloso” di Coredo. Presidio Slow Food, questo pregiato salume prevede un metodo di conservazione della carne suina attraverso l’affumicatura con legno di ginepro. Una volta modellata fino a raggiungere una forma sferica, la mortandela viene poi avvolta delicatamente nella retina di maiale (omento), schiacciata leggermente e messa ad affumicare, prima di essere stagionata per 40 giorni.
Al terzo posto, si è piazzata la salsiccia semipiccante del “Salumificio Santa Barbara” di Casabona, in provincia di Crotone, che ha anche ricevuto il premio “Il salame che piace alla gente”, assegnato dagli studenti dell’Istituto Alberghiero di Maiori.
La Calabria si è portata a casa anche il premio per la migliore ‘Nduja, assegnato a quella de “L’Artigiano della ‘Nduja” di Spilinga, in provincia di Vibo Valentia. In provincia di Cosenza, troviamo invece il “Miglior Salame Bio del Sud”, riconoscimento conferito alla soppressata bianca dell’”Azienda Agricola Romano”, situata ad Acri.
Il premio al “Migliore Bio del Nord” se lo è aggiudicato la sopressa padovana de “La Buona Terra” di Cervarese Santa Croce, in provincia di Padova. Il miglior ciauscolo – salsicciotto di maiale a pasta finissima, condito con aglio e pepe, specialità della montagna marchigiana – è il campagnolo di “Re Norcino”, a San Ginesio, alle porte di Macerata.
Giunto alla sua undicesima edizione, il Campionato Italiano del Salame, organizzato dall’Accademia delle 5T, premia i migliori salami d’Italia, non solo più buoni e genuini, ma anche più coerenti con la tradizione del loro territorio.
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