Questo sito contribuisce all’audience di

Virgilio InItalia

Gli stipendi degli italiani sono scesi di mille euro in 5 anni

I dati dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico sugli stipendi dei lavoratori: in Italia sono diminuiti di mille euro in 5 anni

Pubblicato:

Silvio Frantellizzi

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

Soldi nel portafoglio

Gli stipendi dei lavoratori italiani sono in discesa: negli ultimi cinque anni si sono ridotti di mille euro, stando all’ultimo rapporto dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.

Gli stipendi degli italiani si sono ridotti: i dati

Dai dati emergono grandi difficoltà di ripresa dopo la crisi della pandemia di Covid-19, soprattutto andando a rapportare i salari con il costo della vita. I problemi italiani sono gli stessi di diversi Paesi europei: solo in 8 Stati dell’Unione Europea, rispetto al 2019, si è registrato un aumento degli stipendi che ha permesso ai lavoratori di recuperare la perdita di potere d’acquisto dovuta all’inflazione.

Oltre a non far parte della ristretta cerchia di Paesi che sono riusciti a tamponare la differenza tra stipendi e costo della vita, l’Italia è anche fanalino di coda per quanto riguarda la crescita dei salari: ogni lavoratore italiano, in media, ha perso mille euro all’anno tra il 2019 e il 2022.

Nonostante gli stipendi risultino in crescita in Europa, dopo due anni di declino, tanti Paesi stanno ancora faticando a tornare ai livelli pre-pandemici. I dati dell’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) riferiti al terzo trimestre del 2023 sono eloquenti: c’è stato un incremento medio dell’1,4% in 25 dei 35 Paesi presi in esame dalle rilevazioni, ma in 20 di questi l’aumento non è riuscito a raggiungere la soglia del quarto trimestre del 2019.

Le cause della crisi: pandemia e guerre

Sono diversi i fattori che hanno influito in maniera negativa sui salari dei lavoratori dei Paesi europei: su tutti, ovviamente, lo stop forzato dell’economia durante il periodo più complicato della pandemia di Covid-19, con il conseguente aumento dell’inflazione favorito anche dalla crisi energetica che ha colpito l’Europa nella parte finale del 2021.

A giocare un ruolo determinante, inoltre, è stato il precario scenario geopolitico internazionale, caratterizzato in modo particolare dal conflitto tra la Russia e l’Ucraina e successivamente dalla nuova crisi in Medio Oriente. In questa situazione, sia a livello europeo che italiano, si è assistito a un sensibile e significativo aumento dei costi riguardanti i beni di prima necessità, insieme ai rincari alimentari ed energetici e a quelli legati ai prezzi della benzina.

Il biennio 2021-2022, secondo quanto riferito dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, è stato molto negativo per le economie dell’Unione Europea. Su ‘Openpolis’ viene riferito che se da una parte sono saliti salari e occupazione, dall’altra l’aumento dei redditi non è andato di pari passo con l’inflazione: l’allineamento con i livelli pre-pandemici del rapporto tra stipendi e costo della vita, dunque, non è stato ancora raggiunto.

In Italia lo stipendio medio era di 42mila euro nel 2022, mentre solo tre anni prima era arrivato a quota 43mila euro. Il picco di riduzione più alto, nel nostro Paese, è stato registrato tra il 2019 e il 2020, con una variazione pari al -4,8% da un anno all’altro. Questi numeri decisamente distanti da quelli del Lussemburgo, il Paese più “ricco” d’Europa con un reddito annuo medio che nel 2022 era arrivato a quota 75mila euro, il 5% in più rispetto all’anno che ha preceduto la pandemia.