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Roma, gli scavi sul Palatino svelano la casa con vista di Augusto

Una recente campagna di scavi condotta nel Palatino ha svelato nuovi dettagli dell'imponente villa di Augusto, dotata anche di un maestoso affaccio

La casa con vista di Augusto

Una nuova scoperta è emersa dal lavoro degli archeologi dell’Università La Sapienza che da diversi anni svolgono scavi e studiano le pendici del Palatino. Con l’ultimo ciclo di scavi, infatti, si è potuto ricostruire meglio la posizione della villa dell’imperatore Augusto che aveva una bellissima terrazza protesa verso il Circo Massimo.

Gli scavi sul Palatino svelano la villa dell’imperatore Augusto

Roma, la “città eterna”, non smette ancora di restituirci testimonianze e reperti del suo antico e glorioso passato. Capitale di un grande impero e sede di numerose istituzioni, Roma è una città dal patrimonio storico davvero unico che richiama turisti da tutto il mondo.

Tra le prime scoperte del 2024 c’è quella realizzata dagli esperti dell’Università La Sapienza che da anni studiano e svolgono scavi sulle pendici del colle Palatino, uno dei setti colli di Roma. Qui grazie ad un progetto finanziato con 120mila euro si è voluto approfondire la ricerca sulla prima casa di Ottaviano, divenuto nel 27 a.C. “l’imperatore Augusto”. Ottaviano, infatti, nasce proprio sul Palatino nel 63 a.C. e qui ha deciso di far erigere la sua villa. Grazie a lui il colle è poi diventato sede di diversi palazzi imperiali come la Domus Tiberiana, la Domus Transitoria di Nerone, la Domus Aurea e infine la Domus Flavia.

L’imperatore non ha solo fatto costruire una grande dimora ma tra l’area della residenza pubblica e quella privata aveva voluto costruire un Tempio dedicato al dio Apollo. La scelta dell’area in cui costruire questo maestoso complesso non è stata casuale. Questa residenza, infatti, era collegata alla zona dove ora si trova la chiesa di Sant’Anastasia. All’epoca questa zona portava al Lupercale, ovvero la grotta nella quale la lupa avrebbe allattato i gemelli fondatori Romolo e Remo.

All’interno della residenza dell’imperatore erano presenti pavimenti in mosaico e raffinate decorazioni pittoriche. Molti tra i più importanti manufatti rinvenuti durante gli scavi sono ora custoditi ed esposti presso il Museo Palatino. Mentre è confermato che a coronare la facciata c’era, stando a queste ultime ricerche, un grande terrazzo che misurava 107 per 107 metri ed era esteso verso il Circo Massimo. La scoperta di questo belvedere e della sua estensione è senza dubbio qualcosa di nuovo e sensazionale.

Le dichiarazioni sulla scoperta

Paolo Carafa è professore di Archeologia Classica della Sapienza di Roma e direttore del Grande Scavo di Ateneo sulle pendici meridionali del Palatino. I lavori di scavo da lui diretti hanno permesso di identificare non solo la posizione ma anche l’estensione del maestoso balcone della villa di Augusto.

Il professor Carafa ha spiegato come già tempo la squadra de La Sapienza ipotizzava la presenza di un grande affaccio ma non tutti gli studiosi erano concordi. Ora però i ritrovamenti sembrano confermare la teoria di Carafa e della sua squadra. Le sue dichiarazioni in merito sono state riprese da ‘La Repubblica’: “Sapevamo che, di fronte al Tempio di Apollo, si estendeva un terrazzo. Molto si è discusso riguardo alla sua estensione e articolazione. Già prima dello scavo avevamo formulato un’ipotesi che fu accolta con scherno, qualche studioso disse che avevamo creato un set hollywoodiano. I dati emersi, invece, hanno confermato la nostra tesi”.

Gli scavi nella zona, ha spiegato il professore, però non sono ultimati e in estate partirà una nuova campagna nella zona della grotta ninfeo ritrovata nel 2007. Le sue parole sono riportate sempre da ‘La Repubblica’: “È un contesto di scavo particolarmente complesso, cui partecipano gli studenti del Dipartimento di Scienze dell’Antichità. Bisogna certo saper scavare, leggere le fonti, comprendere la diacronia del luogo, ma se dovessi dare un consiglio a un giovane archeologo, gli direi anche di dotarsi di ciò che gli inglesi chiamano soft skills: l’empatia, l’abilità di lavorare in gruppo, di condividere”. Nuove scoperte, quindi, potranno venire alla luce dopo l’estate grazie ad un nuovo ciclo di scavi.