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Da Egnazia alle Tremiti: i tesori sommersi in Puglia

Alla scoperta dei tesori sommersi della Puglia, da Egnazia alle Isole Tremiti: un viaggio nel più grande mondo archeologico sommerso d’Italia

Da Egnazia, l’antica Messapica, alle Isole Tremiti, c’è un mondo sommerso millenario che merita di essere svelato. Aree archeologiche in riva al mare o sui fondali dove giacciono relitti e navi di storiche spedizioni, tutte da scoprire.

Vi stupirà sapere, ad esempio, che alle Tremiti ci sono ben dodici siti archeologici sommersi: la nave oneraria Romana del I sec. a.C, il piroscafo a ruote utilizzato da Garibaldi per la spedizione dei “Mille”, il Brigantino Austriaco affondato nel 1825 a un B-24 della II° Guerra Mondiale.

Un vero e proprio Museo Subacqueo, che risulta essere il più grande mondo archeologico sommerso d’Italia. Ammirare cimeli e relitti è spesso alla portata di tutti: non occorre essere sub esperti, per via dei fondali bassi, in diverse occasioni, non occorrono bombole e muta ma sono sufficienti maschera e boccaglio da snorkeling.

La prima tappa: a Egnazia, l’antica Messapica

Il tour dei mondi sommersi in Puglia inizia da Egnazia, una delle zone archeologiche più interessanti e preziose dell’intera regione. Siamo lungo il litorale adriatico nei pressi dell’odierna città di Fasano.

Qui potrete esplorare in snorkeling o in immersione l’area archeologica in prossimità delle antiche mura e del bacino portuale. Cosa si trova in fondo al mar? Tombe, cisterne, cave, anfore e vasi di ceramica, oltre all’ecosistema marino tipico del Mediterraneo. Non solo, da non perdere è l’Archeolido Egnazia, nei pressi del parco archeologico, dove tuffarsi per ammirare i reperti dell’antico porto di Egnazia: i due moli del porto romano voluto da Agrippa, oggi visibili soltanto a due metri e mezzo sotto il livello del mare.


Ma ad Egnazia è possibile scoprire una civiltà antichissima, i cui resti sono stati riportati alla luce. Monumenti e abitazioni appartenenti all’epoca romana come le mura di cinta alte sino a 7 metri. Da qui, appena fuori dalle mura, si arriva alla necropoli messapica dove ammirare diverse tombe, alcune delle quali decorate con meravigliosi affreschi.

Percorrere l’antica via Traiana è come visitare un museo a cielo aperto: il Foro, l’Anfiteatro, il Criptoportico e la Fornace e diversi edifici pubblici. Non mancano i luoghi della fede, con i resti del complesso paleocristiano composto da Basilica e Battistero. La scoperta dell’antica città di Egnazia non si esaurisce qui: si sale su una collina che sovrasta il parco archeologico verso l’Acropoli: un punto panoramico davvero mozzafiato.

Da non perdere nella prima tappa:

  • La necropoli messapica;
  • La via Traiana di Egnazia;
  • Archeolido Egnazia con i resti dell’antico porto romano voluto da Agrippa

La seconda Tappa: le Tremiti, Isola di San Nicola e San Domino

Il secondo giorno, da Fasano si parte alla volta del Gargano. In auto si raggiunge la città di Vieste, dove ci si imbarca per le Isole Tremiti: l’isola di San Nicola è raggiungibile con solo 1 ora e 20 minuti di navigazione.

Le Tremiti erano conosciute nell’antichità come isole di Diomede, dal nome dell’eroe omerico che, secondo la leggenda, qui fu sepolto. Sull’isola di San Domino, ad esempio, si trova un mirabile punto panoramico chiamato Picco delle Diomedee. Questa seconda tappa inizia proprio da San Nicola, il centro principale di tutto l’arcipelago, che ospita, tra l’altro la più grande abbazia del Mediterraneo sul mare: l’Abbazia di S. Maria a Mare (sotto nella foto).

Il vero tesoro di San Nicola è in fondo al mare: il Lombardo, non una nave qualsiasi ma uno dei due piroscafi utilizzati da Giuseppe Garibaldi durante la spedizione dei “Mille”. Garibaldi ebbe a disposizione due natanti, Piemonte e Lombardo, che vennero attaccati e semi affondati a Marsala ma, mentre il Piemonte venne alla fine venduto come relitto, il Lombardo si trova proprio qui, ed è possibile visitarlo con escursioni subacquee guidate da sub professionisti.

Sempre sull’isola di San Nicola è possibile raggiungere la paradisiaca Cala dei Benedettini, selvaggia ed incontaminata: qui, ad una trentina di metri a largo della baia, giace il relitto della Galea Turca.

Da San Nicola si raggiunge San Domino (sopra nella foto), l’isola più grande dell’arcipelago, e anche la più popolosa, dove si trovano due relitti di grande importanza: il Relitto delle Tre Senghe e quello di Punta Vapore.

La prima imbarcazione è stata affondata a 80 metri dalla costa dell’isola di San Domino su un fondale a 25 metri di profondità in un pianoro sabbioso, mentre parte del carico era scivolato due metri più sotto. Furono recuperate in totale ben 900 anfore che componevano uno strato che aveva coperto la chiglia. Il relitto è risultato alla fine dell’esplorazioni, lungo 20-24 metri e largo 5. Poco a largo del promontorio di San Domino, invece, su un fondale posto a 24 m di profondità, si può invece ammirare un relitto di nave romana, la Punta Vapore, che trasportava un carico di anfore del III-II sec. a.C.

Da non perdere nella seconda tappa:

  • Abbazia di S. Maria a Mare sull’isola di San Nicola,
  • Il relitto del Lombardo di Garibaldi;
  • I relitti in fondo al mare di San Domino

La terza tappa: alla scoperta dei relitti di Pianosa

La terza e ultima tappa del tour alla scoperta dei tesori sommersi delle Tremiti, i cui fondali ricchi di cimeli e reperti fanno parte del Museo sommerso del Mediterraneo, centro del progetto “Blu-Med”, itinerario europeo del Patrimonio Culturale Subacqueo del Mediterraneo, è al largo della piccola isola di Pianosa, completamente disabitata, dove il mare in burrasca, nei secoli, ha causato il naufragio di diverse imbarcazioni. Nella Parte nord di Pianosa (sotto nella foto) è possibile ammirare il relitto in legno di un peschereccio rinvenuto a 25 metri di profondità.

Le immersioni, in questo punto, sono davvero spettacolari: alghe, coralli, branchi di saraghi e flora mediterranea. Sempre al largo di Pianosa si trova il Relitto di Levante: si tratta dei resti della motonave Panaiota, proveniente dalla Grecia, che si è incagliata nei bassi fondali dell’isola negli anni Ottanta con un carico di soia. Il relitto è visitabile in pochi metri di acqua (la nave si era praticamente spiaggiata) poco prima della punta di Levante.

Da non perdere nella terza tappa:

  • Il relitto del peschereccio di Pianosa;
  • Punta Levante e i resti della motonave Panaiota.