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Ponte Bisantis: secondo ponte ad arco in Europa per altezza, è oggi culla di misteri

Capolavoro dell’architettura, il ponte Bisantis fu il più alto ponte ad arco in calcestruzzo del mondo. Oggi, a oltre 50 anni di distanza, rimane un luogo pieno di mistero.

Quando fu inaugurato, nel 1962, il ponte Bisantis – coi suoi 231 metri di altezza – era il ponte ad arco in cemento armato più alto del mondo (il più alto è ii Los Tilos Arch, alle isole Canarie). Il suo nome è un omaggio a Fausto Bisantis, l’Amministratore Provinciale di Catanzaro che ordinò la costruzione di quel viadotto che – collegando la Strada dei Due Mari con il centro storico e con la Silia – supera la vallata della Fiumarella per consentire un accesso a ovest della città. Progettato dall’architetto e ingegnere Riccardo Morandi, il ponte – pedonale e stradale – si caratterizza per la sua struttura ad arco. Privo dei piloni centrali di sostegno (il terreno di fondazione era di natura alluvionale, al contrario delle pareti che sono in roccia saldissima), di Catanzaro è il simbolo. Ed è uno degli elementi maggiormente identificativi di tutta la Calabria.

Il ponte Bisantis non è però celebre solamente per la sua architettura. Nonostante la recinzione laterale innanzata allo scopo di evitarli, ancora oggi è scena di numerosi suicidi. Esattamente come lo fu il suo predecessore, il ponte di Siano. Tanti sono stati negli anni i salti nel vuoto, tanti i tentativi sventati; c’è chi dice che, sul ponte Bisantis, vaghino ancora oggi le anime inquiete di chi – da qui – ha deciso di togliersi la vita. Ma c’è soprattutto un mistero, nel suo passato. Nel 1936, sotto il viadotto (che all’epoca era appunto il cosiddetto “ponte di Siano”), fu trovato il corpo del 19enne Giuseppe Veraldi. Una morte riconosciuta come suicidio. Tre anni dopo, una 17enne (Maria Talarico), passando sopra il viadotto avvertì strane sensazioni e cadde in trance: fu subito accompagnata dalle amiche a casa, e qui iniziò a parlare con una voce da uomo. Non riconosceva la madre ma, anzi, indicò come sua madre quella dello scomparso Veraldi. Le due si incontrarono, e lei sembrava posseduta dallo spirito del defunto: disse che Giuseppe non si era suicidato, ma era stato ucciso da suoi amici. Giunta sul luogo in cui il cadavere venne ritrovato, posò i suoi indumenti nella stessa posizione in cui furono trovati quelli del giovane. Che effettivamente, una volta riaperte le indagini, venne accertato che fu vittima di omicidio.

Se quello di Siano era considerato un ponte maledetto, quella stessa fama è stata ereditata anche dal suo successore, il ponte Bisantis. Che è così diventato un luogo da brividi.