I piatti più "sconci" della cucina tradizionale italiana
Alla scoperta dei piatti "sconci" della cucina tradizionale italiana: ecco le specialità con nomi originali che possono essere più o meno scurrili
La cucina italiana è tra le più variegate al mondo: oltre a comprendere piatti realizzati con gli ingredienti più disparati, ci sono tante specialità con nomi “sconci“, in alcuni casi frutto di doppi sensi più o meno azzeccati, in altri di riferimenti casuali.
Quali sono i piatti “sconci” della cucina tradizionale italiana
Uno dei piatti “sconci” più famosi è la Pasta alla puttanesca, specialità della tradizione campana e laziale ma mangiata e conosciuta in tutta Italia e anche all’estero: consiste in una pasta condita con le olive nere di Gaeta, i capperi e sugo a base di pomodoro, olio d’oliva, aglio, origano e acciughe.
Sono diverse le ipotesi sull’origine del nome: come si legge su ‘Repubblica’, una corrente di pensiero sostiene che la genesi sia dovuta a un oste romano che mise a punto la ricetta per gli ospiti di una casa di appuntamenti della Capitale, agli inizi del Novecento.
Nel libro “Naples at table”, invece, Arthur Schwartz ha scritto che la Pasta alla puttanesca sarebbe nata in una casa di piacere situata nei Quartieri Spagnoli a Napoli: il proprietario era solito servire questa pasta per rifocillare i clienti.
Appartiene alla tradizione romana anche la Pasta alla Checca, realizzata con pomodoro, mozzarella e basilico: non ci sarebbe alcun doppio senso nel suo nome che deriva dal diminutivo di una cuoca chiamata Francesca.
Riferimento abbastanza esplicito, invece, per i Pisarei piacentini, gnocchetti che si chiamano così per una certa somiglianza con l’organo riproduttivo maschile, indicato “pisarell” nel dialetto locale. Gioco di parole tutt’altro che casuale per i Coglioni di Mulo abruzzesi: indicano la mortadella di Campotosto, in provincia de L’Aquila, un salame con una forma particolare che viene venduto sempre a coppia.
Simile alla specialità abruzzese sono le Palle del nonno, un salume tipico di Norcia, in Umbria. Nessun riferimento malizioso per il Cazzimperio, l’antico pinzimonio romano di età imperiale che deve il nome al mestolo detto cazza. Il Cazzimperio vanta anche una citazione colta, quella del poeta romanesco Gioacchino Belli che lo citò, scrivendo: “Co ssale e ppepe e cquattro gocce d’ojjo poderissimo facce er cazzimperio”. Significato abbastanza simile anche per la Cassoeula, tipico piatto della tradizione lombarda a base di verza a maiale: il nome richiama la cazzuola, quindi il mestolo.
Tra dolci e tradizione
Altra eccellenza famosa è la Zizzona di Battipaglia, una mozzarella di bufala che per le sue forme prosperose ricorda quelle di un seno abbondante. Un riferimento simile è quello delle Minni di Virgini, dolci tradizionali siciliani, originari di Sambuca: sono a forma di mammelle con un ripiano a base di biancomangiare, gocce di cioccolato e zuccata.
Secondo la tradizione le Minni di Virgini rappresentano un vero e proprio “peccato” di gola: a crearle sarebbe stata una monaca, Suor Virginia Casale di Rocca Menna, su richiesta da parte della Marchesa di Sambuca che desiderava un dolce speciale per le nozze del figlio. Per restare in tema si possono citare le Sise delle monache di Guardiagrele, in provincia di Chieti: dolci a base di Pan di Spagna e crema pasticcera.
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