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Perché lo stadio San Siro di Milano non si può demolire

Perché San Siro non può essere demolito: arrivano le motivazioni del vincolo della Soprintendenza di Milano sullo storico stadio Giuseppe Meazza

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Lo stadio San Siro a Milano

Lo stadio San Siro di Milano non può essere demolito: la Soprintendenza ha posto il vincolo sullo storico impianto del Capoluogo della Lombardia dove l’Inter e il Milan giocano le proprie partite casalinghe in campionato e nelle coppe.

Il vincolo rappresenta l’ostacolo principale che mette fine al progetto di demolizione e ricostruzione del Meazza, ormai abbandonato da tempo dalle due società che hanno individuato altre aree per costruire un nuovo stadio.

La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Milano ha reso note le motivazioni del vincolo su San Siro: le motivazioni sono state riportate dall’Ansa e spiegano perché l’impianto milanese deve restare in piedi.

San Siro, vincolo della Soprintendenza: le motivazioni

Secondo la Soprintendenza, il Meazza non può essere abbattuto per la “soluzione strutturale costituita da 132 portali che costituisce l’ossatura che sostiene le gradinate, le scale, le rampe di accesso, i ripiani e le passerelle di servizio”, oltre al fatto che con “la costruzione del secondo anello, per San Siro, finalmente, si completa l’immagine di vero e proprio stadio, che non aveva mai posseduto dalle origini”.

Tali motivazioni si leggono nei documenti inviati al Comune di Milano in merito allo stadio San Siro e riportati dall’Ansa. Secondo la Soprintendenza, inoltre, è “di particolare interesse il disegno dei portali, che hanno la forma di due braccia tese in diagonale (l’una al di sopra delle gradinate del primo anello, l’altra al di fuori del vecchio muro perimetrale dello stesso), denominate nel gergo di cantiere, rispettivamente, elefante e giraffa”.

Per la Soprintendenza “la rilevanza architettonica del secondo anello risiede nella capacità degli autori di tradurre i vincoli tecnici in espressività, e lo stadio aveva acquisito quell’aspetto fortemente caratterizzato dalle rampe avvolgenti la costruzione in fasce plastiche di aggetti e rientranze e in alternanze di chiari e di scuri”.

Nella parte finale del documento, tra le motivazioni, si legge anche l’importanza culturale del secondo anello di San Siro: “Per quanto premesso, questa Soprintendenza ritiene che, per il secondo anello, possano sussistere i requisiti di interesse culturale semplice necessari per una verifica positiva ai sensi degli artt. 10 e 12 del DLgs n. 42/2004 e successive modifiche”.

All’inizio del mese di agosto del 2023 gli architetti di Milano hanno lanciato un allarme su San Siro, manifestando le proprie preoccupazioni sul futuro della zona dello stadio: senza il progetto di riqualificazione, per gli architetti è a rischio l’avvenire dell’intero quartiere.

Inter e Milan verso due nuovi stadi

Con il vincolo della Soprintendenza è chiaro che San Siro non può essere abbattuto: l’Inter e il Milan si erano già mosse con largo anticipo, cercando location alternative per la costruzione del nuovo stadio. Se inizialmente le società pensavano di condividere lo stesso impianto, come successo proprio con il Meazza, adesso hanno preso strade diverse che porteranno alla costruzione di uno stadio a testa.

L’Inter, per esempio, punta dritto su Rozzano: i nerazzurri, una volta abbandonato il progetto del nuovo San Siro, hanno ottenuto un diritto di esclusiva per valutare l’area della Nuova Milanofiori al fine di poter realizzare il proprio stadio.

Al tempo stesso il Milan ha deciso di virare su San Donato: i dirigenti del club nelle ultime settimane hanno intensificato i colloqui con i funzionari del Comune e hanno acquistato la società SportLifeCity proprietaria dell’area San Francesco dove dovrà sorgere la nuova casa dei rossoneri.