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Movida selvaggia e risarcimento: la sentenza della Cassazione

La Cassazione ha emesso sentenza finale su una causa aperta da più di dieci anni a Brescia che riguardava un risarcimento danni per movida rumorosa

Movida selvaggia e risarcimento: sentenza della Cassazione

Nel 2012 una coppia che vive nel centro di Brescia fa causa al Comune per i rumori serali causati dalla movida troppo rumorosa nella loro zona. In seguito ad alterne sentenze nei primi due gradi di giudizio, dopo più di dieci anni, è arrivata la sentenza finale da parte della Cassazione.

Movida selvaggia a Brescia: il contenzioso

Famosa per essere insieme a Bergamo la prescelta come Capitale della Cultura 2024, Brescia è anche la patria del noto Franciacorta, uno dei vini italiani più apprezzati e più bevuti anche durante l’aperitivo. Gianfranco Paroli e la moglie Piera Nava vivono nello storico quartiere Carmine, più precisamente in via Fratelli Bandiera, nel cuore della città di Brescia. Questa è considerata una delle zone più famose della movida cittadina grazie al gran numero di locali che portano alla creazione di assembramenti e, spesso, anche schiamazzi rumorosi lungo la strada. A causa del disturbo causato dalle persone in strada nel 2013 Gianfranco Paroli, fratello maggiore dell’allora sindaco di Brescia Adriano Paroli, aveva presentato insieme alla moglie denuncia e aveva fatto causa al Comune per i danni da movida.

Stando alle parole del loro avvocato in casa si creava un danno da “immissione da rumore”. Nel 2017, cinque anni dopo, il primo grado di giudizio da ragione alla coppia dato che il tribunale civile accoglie le loro istanze e obbliga il comune ad un risarcimento. Più nello specifico la sentenza ordinava il pagamento di 50mila euro così suddivisi: 20mila euro a ciascuno dei coniugi per il danno non patrimoniale, 9mila per il danno patrimoniale, più le spese di lite e gli avvocati. Si legge parte della sentenza su Repubblica che ha raccontato tutta la vicenda: “Deve quindi essere ordinata al comune convenuto la cessazione immediata delle emissioni rumorose denunciate mediante l’adozione dei provvedimenti opportuni più idonei allo scopo. Vi è stata una carenza di diligenza da parte del comune convenuto”.

Oltre a questo, si richiedeva al Comune di Brescia allestire un servizio di vigilanza nei mesi da maggio a ottobre con particolare attenzione nelle serate di giovedì, venerdì, sabato e domenica, periodi in cui gli schiamazzi della movida erano più fastidiosi. Inoltre, dovevano essere evitati gli assembramenti notturni rumorosi lungo la strada. Questa sentenza, però, era stata poi ribaltata in secondo grado quando il giudice aveva deciso che l’amministrazione comunale non poteva essere ritenuta responsabile e un giudice ordinario non aveva le autorità di stabilire le modalità di intervento della pubblica amministrazione.

La sentenza della Cassazione sulla movida selvaggia

Dopo aver visto la sentenza ribaltata in secondo grado la coppia non si è data per vinta ed è andata avanti. E siamo così arrivati ai giorni nostri quando la Cassazione ha messo fine alla questione dando ragione ai coniugi. Stando alla sentenza, che potrebbe ora essere utilizzata anche da altri cittadini, il Comune di Brescia deve pagare i danni perché è stato violato il diritto alla Salute. Secondo questa decisione, quindi, chi viene disturbato dai rumori della movida può richiedere un risarcimento all’amministrazione comunale. La Cassazione ha, infatti, dichiarato che il Comune deve garantire il rispetto delle norme per la quiete pubblica.

Stando a quanto racconta sempre Repubblica i supremi giudici della Cassazione avrebbero scritto: “La tutela del privato che lamenti una lesione del diritto alla salute (costituzionalmente garantito) è incomprimibile nel suo nucleo essenziale sulla base dell’articolo 32 della Costituzione, ma anche del diritto alla vita familiare e della stessa proprietà, che rimane diritto soggettivo pieno sino a quando non venga inciso da un provvedimento che ne determini l’affievolimento, cagionata dalle immissioni (nella specie, acustiche) intollerabili, provenienti da area pubblica (nella specie, da una strada della quale la Pubblica Amministrazione è proprietaria)”.
Ora, quindi, anche in altre città di Italia i residenti che si ritengono molestati dagli schiamazzi della movida si potrebbero muovere per richiedere un risarcimento all’amministrazione locale.