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Perché il gelato è un caso a Milano: il divieto e le polemiche

Una nuova ordinanza anti movida in discussione a Milano potrebbe vietare l'acquisto del gelato e di altri cibi e bevande in città dopo la mezzanotte

Pubblicato:

Martina Bressan

Martina Bressan

SEO copywriter e Web Content Editor

Appassionata di viaggi, di trail running e di yoga, ama scoprire nuovi posti e nuove culture. Curiosa, determinata e intraprendente adora leggere ma soprattutto scrivere.

Il gelato a Milano

Sta facendo molto discutere l’idea avuta dall’amministrazione comunale della città di Milano per garantire la tranquillità dei residenti ma allo stesso tempo gestire al meglio gli spazi esterni interessati dalla movida. Per fare questo Palazzo Marino sembra voler limitare gli orari delle attività di vendita e asporto di cibo e bevende, soprattutto in alcuni quartieri.

Basta gelati dopo la mezzanotte: la nuova ordinanza in discussione a Milano

Un documento di avvio del procedimento per la regolamentazione della movida notturna è stato pubblicato dal Comune di Milano con nuove regole che toccano alcuni dei quartieri più famosi. In alcune zone del capoluogo lombardo, infatti, per garantire la tranquillità dei residenti si vuole limitare l’attività di asporto e l’utilizzo dei dehors per quanto riguarda l’acquisto di bevande alcoliche ed analcoliche ma anche il cibo. È stato, infatti, proposto il divieto di asporto e di utilizzo delle pertinenze esterne nei giorni festivi (sabato e domenica) dall’1.30 alle 6:00 del mattino, mentre nei feriali lo stop sarà fissato dalle 00.30 alle 6:00. Questo significa che nelle serate estive non si potrà più prendere un gelato dopo la mezzanotte e mezza nei giorni feriali, dopo l’una e mezza nei weekend.

L’ordinanza se verrà approvata com’è ora dovrebbe partire il 17 maggio e durare fino al 4 novembre 2024, interessando ben 12 tra zone e quartieri milanesi. Tra quelli inseriti ci sono anche aree centrali e famose come Isola, Sarpi, Arco della Pace, Corso Como, Gae Aulenti, Garibaldi, Brera, Darsena e Navigli. Per questo la notizia ha avuto anche un eco internazionale tanto che anche il Guardian ne ha parlato.

Il provvedimento, infatti, non è ancora entrato in vigore dato che l’amministrazione comunale ha solo attuato un “Avvio al procedimento”, pubblicando la proposta nell’Albo pretorio. Questo permette ai soggetti e alle associazioni coinvolte di poter presentare sino al 3 maggio 2024 le loro considerazioni sulla proposta.

Le polemiche sulla nuova ordinanza

La nuova ordinanza presentata dall’amministrazione Sala vuole essere un compromesso tra i residenti di alcuni quartieri centrali, stressati dagli schiamazzi e spesso anche dai disordini della movida, e le necessità dei commercianti e di chi ama le serate fuori. A Brescia, infatti, la Cassazione nel giugno 2023 ha dato ragione a dei privati cittadini che lamentavano schiamazzi notturni dai locali circostanti; ha così stabilito con una sentenza un risarcimento danni da parte dell’amministrazione comunale.

Anche per evitare situazioni simili il Comune di Milano ha deciso di prendere delle precauzioni a tutela di tutti cittadini e delle attività. Si possono leggere su ‘Open’ le parole di Marco Granelli, assessore alla Sicurezza di Milano, che ha spiegato il provvedimento: “Cercare un equilibrio tra la socialità e il divertimento, la quiete e salute dei residenti, la libera attività economica di commercianti e imprenditori che offre lavoro.”

A queste dichiarazioni hanno fatto eco quelle di Luca Stoppani, presidente nazionale Fipe (Federazioni italiana pubblici esercizi) che ci ha tenuto a dimostrare la contrarietà alla proposta. Le sue parole sempre su ‘Open’: “Questo intervento provoca solo danni ad aziende che creano fatturato. Chiudere è inutile se non si attuano tre interventi necessari: contrastare l’abusivismo tipico nelle zone della vita notturna, dove gli esercizi vengono penalizzati da chi vende bevande senza licenza, fermare gli ambulanti aggressivi che stazionano dalle 6 del pomeriggio alle 3 di notte e, infine, rafforzare i controlli, se vogliamo ripristinare un minimo di decenza”.