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Mezzobecco, una nuova specie aliena minaccia il Mar Mediterraneo

Una nuova specie tropicale proveniente dal Mar Rosso minaccia la biodiversità del Mediterraneo: avvistato per la prima volta un mezzobecco in acque siciliane

Sicilia, scoperta nuova specie aliena

Il 21 maggio del 2021 è stato pescato nel Mar Ionio, lungo le coste sud-orientali della Sicilia, un esemplare di Hemiramphus far, anche noto come mezzobecco. Nonostante si tratti per ora di un solo esemplare, la sua presenza in acque siciliane potrebbe indicare la diffusione di una nuova specie aliena nel Mar Mediterraneo.

Il mezzobecco è infatti un pesce originario del Mar Rosso, che è stato avvistato molto raramente nei mari italiani: l’ultima volta avvenne, ben otto anni fa, nei pressi di Lampedusa.

Una nuova specie aliena nel Mediterraneo

L’Hemiramphus far, o mezzobecco, è stato avvistato per la prima volta nel Mar Mediterraneo nel 1927, in acque palestinesi. Successivamente la specie è stata individuata sulle coste di Turchia, Tunisia, Grecia e in tutto il versante orientale del bacino mediterraneo.

In Italia, la presenza del mezzobecco è stata documentata soltanto una volta, prima della recente segnalazione in Sicilia: dopo l’avvistamento di 70 esemplari della specie nel 2013 a Lampedusa, non si è più avuta notizia del mezzobecco fino al 2021.

La storia del mezzobecco e della sua migrazione nelle acque del Mediterraneo è stata ricostruita in uno studio recentemente pubblicato sulla rivista internazionale BioInvasions Records da un team di ricercatori dell’Università di Catania, guidato dall’ittiologo Francesco Tiralongo.

Come si legge nella ricerca, quello del 21 maggio 2021 è stato “il primo avvistamento della specie nel Mar Ionio italiano”, e la sua presenza “potrebbe indicare il diffondersi della specie nelle acque italiane”.

La migrazione del mezzobecco verso i nostri mari è stata molto lenta, e fino al recente avvistamento avvenuto sulle coste di Noto, in provincia di Siracusa, non sembrava costituire un pericolo: la specie sembrava infatti essere rimasta confinata nella parte più orientale del bacino mediterraneo, in particolare lungo le coste di Libia e Turchia.

Un nuovo avvistamento in acque italiane, secondo gli scienziati, può segnalare l’inizio di una nuova invasione. Si tratta infatti di una specie che può mostrare un carattere infestante, e che potrebbe costituire una seria minaccia per la biodiversità marina del Mediterraneo.

Il mezzobecco può diventare una risorsa

Il mezzobecco fa parte di quelle specie che hanno preso parte alla cosiddetta migrazione lessepsiana, che ha portato moltissime specie a trasferirsi dal Mar Rosso al Mediterraneo attraversando il Canale di Suez.

Il Canale che unisce Mar Rosso e Mar Mediterraneo fu aperto alla navigazione nel 1869 su iniziativa di Ferdinand de Lesseps: dal nome del diplomatico francese deriva quello di questa grande migrazione, che da allora portò diversi organismi vegetali e molti pesci a trasferirsi nelle acque del Mediterraneo.

Tra tutti i migranti lessepsiani, soltanto quattro specie tropicali sono riuscite a stabilirsi lungo le coste italiane, indicando una certa difficoltà nell’adattarsi ai nostri mari: “L’ipotesi è che l’acqua raggiunga in inverno temperature troppo basse” per questi pesci, si legge nella ricerca di Tiralongo e colleghi.

D’altro canto, il mezzobecco presenta alcune caratteristiche che lo rendono “un buon candidato per un futuro insediamento in acque italiane”: si tratta infatti di una specie capace di prosperare molto in fretta e di cambiare la propria dieta in base alle circostanze.

Nel caso in cui la presenza del mezzobecco inizi ad assumere il profilo di una vera e propria invasione, però, c’è già quella che sembra essere una buona soluzione: “La pesca e la commercializzazione di questo pesce potrebbero essere una valida alternativa per ridurne la presenza, e anche una risorsa economica aggiuntiva per i pescatori del luogo”.

Pare che il mezzobecco, infatti, sia un pesce piuttosto buono da mangiare: il suo consumo, secondo gli scienziati, può essere un valido strumento per tenere sotto controllo la sua presenza nel Mediterraneo e trasformarla in una risorsa per il territorio.