Dove si concentrano i fulmini in Italia: le aree più colpite
Dove si concentrano i fulmini in Italia: quali sono le zone più colpite del Paese, i mesi in cui il fenomeno si verifica di più e come proteggersi
L’estate e l’autunno sono le stagioni più colpite dai fulmini: il Cnr e la Protezione Civile stanno da tempo studiando il fenomeno a livello nazionale e sono in arrivo previsioni sempre più accurate per provare a capire in anticipo anche se ci saranno lampi e tuoni.
Fulmini in Italia: le zone più colpite
Dei fulmini ha parlato in un’intervista concessa a ‘Il Messaggero’ il fisico dell’atmosfera Stefano Federico che per conto dell’Isac, l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr, sta analizzando il fenomeno:
“Ci sono circa dieci milioni di fulmini ogni anno in tutta Italia, concentrati tra la Pianura Padana, il Nord Est, la Liguria, la Toscana e il Lazio. In queste ultime due regioni avvengono principalmente in autunno, con fenomeni che nascono in mare e che poi vengono trasportati verso la terra”.
L’esperto ha inoltre risposto così alla domanda che chiedeva quale fosse la stagione con più fulmini: “In Italia avvengono generalmente tra l’estate, quando raggiungono il loro picco massimo, e l’autunno. Crescono a causa del forte irraggiamento solare e della maggiore emissione di vapore del mare”.
Sul sito di EpiCentro dell’Istituto Superiore di Sanità, in merito a quali sono le zone d’Italia più colpite dai fulmini, si legge: “Le aree più colpite sono il Friuli, la regione dei laghi lombardi, la zona di Roma e in genere i rilievi prealpini e appenninici. Comunque, più in generale, non ci sono in Italia zone esenti dal rischio dei fulmini”.
Le zone in cui i fulmini sono più frequenti, a livello mondiale, sono quelle tropicali o subtropicali, mentre le meno colpite sono quelle polari. Ogni anno nel nostro Paese cadono in media circa 1.600.000 fulmini, in maniera particolare nei mesi di luglio e agosto, ma il fenomeno può verificarsi più raramente anche d’inverno.
Le previsioni e l’inquinamento
Nella lunga intervista rilasciata a ‘Il Messaggero’, il fisico dell’atmosfera Stefano Federico ha parlato anche della possibilità di predire i fulmini, dichiarando: “Stiamo facendo ricerche insieme alla Protezione Civile per arrivare a una previsione più accurata possibile e rendere un servizio utile anche per le previsioni meteo”.
L’intervento dell’esperto si è concentrato anche sulla correlazione tra i fulmini e l’inquinamento ambientale e sulla possibilità che il cambiamento climatico possa contribuire a far aumentare il fenomeno:
“Di certo anche l’inquinamento tende ad aumentare il campo elettrico e quindi il numero dei fulmini. Se ci sarà un aumento con il cambiamento climatico? E vero che in linea teorica potranno esserci fenomeni più intensi e più fulmini – ha spiegato Stefano Federico – ma non abbiamo risultati scientifici su un arco di tempo così lungo da poter dire con certezza che ci sarà un aumento. C’è una variabilità molto alta da tener presente”.
Un capitolo dell’intervista è dedicato anche a come difendersi dai fulmini: “La scarica avviene dove il fulmine trova meno resistenza elettriche, negli edifici alti o nei picchi metallici, per questo larga parte dei palazzi della città (di Roma, ndr) è protetto dalle gabbie di Faraday. In caso di temporale e scariche bisognerebbe camminare lontano dagli alberi, mentre se si è in campo aperto bisognerebbe buttarsi a terra o accovacciarsi. Il fulmine cerca una punta dove scaricare, come quella di un ombrello”.
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