Come sopravvivere al traffico di Roma: il prontuario per i turisti
Convulso, frenetico e ingarbugliato: il traffico della capitale è uno dei più intricati al mondo. Ecco come affrontarlo
Frenetico, convulso, ingarbugliato. Sul traffico di Roma ci si potrebbe scrivere un trattato. Nelle strade della capitale i romani al volante, ogni giorno, che sia inverno o estate, notte fonda oppure ora di punta, si trovano a dover fare i conti con fenomeni che sembrano materializzarsi solo tra le vie della città eterna.
Seguire le regole non scritte che gli automobilisti e bikers capitolini sono stati costretti a vergare sui rivoli d’asfalto, in anni di disavventure ed esperienza di strada, non è semplice, servirebbe una guida per uscirne sani e salvi, un manuale che raccolga le norme diventate ormai comandamenti nelle strade di Roma.
Innanzitutto si parte dal grande mistero: qual è la causa di tanto caos che rende il traffico di Roma uno dei più congestionati al mondo? Difficile dare una risposta univoca, chiara e scientifica. A rendere così intricata la selva di automobili contribuiscono una serie di fattori: il numero enorme di turisti e la presenza degli uffici istituzionali del Paese rendono la città particolarmente brulicante, aggiungendo a questi fattori il protrarsi dei lavori della metropolitana e il pessimo state di alcune strade si capisce il motivo per cui le strade di Roma somiglino a una giungla ingarbugliata.
Come sopravvivere? Con molto senso pratico e spirito di adattamento. Dove il parcheggio non c’è, lo si inventa, dove le auto si incolonnano a perdita d’occhio ci si ingegna.
Ogni angolo di strada libero è una calamita per le vetture, ammesso ogni tipo di creativa intraprendenza, parcheggi a lisca di pesce, a ridosso di curve e in bella mostra davanti ai monumenti nazionali, a Roma si è visto di tutto. E dove osa uno copiano in cento creando strani incastri di parcheggi improvvisati degni di un campione di tetris.
Nel fiume di auto poi è possibile vedere di tutto: motorini imboccare la “corsia preferenziale” del marciapiede facendo slalom da campionato di sci, scooter carichi di persone come una familiare, sorpassi azzardati e gare contro il tempo per vincere il segnale arancione dei semafori, che è più un invito ad accelerare che alla frenata.
In questo groviglio di macchine vale la pena lasciarsi trasportare dalla colonna sonora della strada: dal concerto di clacson si levano con cadenza regolare una serie di epiteti e imprecazioni molto fantasiosi. Passare un quarto d’ora nelle strade di Roma è come sedersi nelle poltrone di uno dei teatri capitolini: qui si ammira il romanesco più stretto arricchito dalle battute più esilaranti.
Impossibile non sentire le sfumature del dialetto: il traffico si muove a passo d’uomo. Nelle strade più strette è quasi impossibile non incrociare auto in doppia fila, c’è la mamma che accompagna il bambino a scuola o il furgone che ultima le consegne alle botteghe.
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