A Capri scoperto in mare il carico di una nave preistorica
Capri, scoperti i resti del carico di una nave preistorica nei pressi della Grotta Bianca: recuperato il primo prezioso blocco di ossidiana
Nelle acque limpide di Capri, nei pressi della Grotta Bianca, sono stati portati alla luce i primi frammenti di quello che doveva essere il carico di una nave di epoca neolitica. Gli oggetti di ossidiana riportati in superficie dalla Soprintendenza per l’Area Metropolitana di Napoli, coadiuvata sul campo dalla Polizia Nucleo Sommozzatori di Napoli e i Carabinieri del TPC, risalirebbero a oltre 3.000 anni fa.
La prima missione di recupero si è svolta il 20 novembre 2023, a seguito della segnalazione, da parte del nucleo subacqueo della Questura di Napoli, della presenza di resti sommersi in prossimità della Grotta Bianca.
Capri, scoperto il carico di una nave preistorica
Nel mese di ottobre, il nucleo subacqueo della Questura di Napoli ha segnalato alla Soprintendenza per l’Area Metropolitana di Napoli la presenza di alcuni resti sommersi nei pressi della Grotta Bianca, a Capri, confermando anche la presenza di altri reperti già segnalati ma senza una precisa ubicazione.
Così, nella giornata del 20 novembre 2023, la Soprintendenza ha organizzato la prima missione di recupero sul campo, che ha coinvolto il Soprintendente Mariano Nuzzo, il funzionario archeologo responsabile della tutela, dott. Luca di Franco, e i referenti per l’archeologia subacquea, dott.ssa Simona Formola e Carlo Leggieri, coadiuvati sul campo dalla Polizia Nucleo Sommozzatori di Napoli e i Carabinieri del TPC.
La squadra di ricerca ha individuato la posizione esatta dei reperti, “constatando una dispersione di evidenze su un’area ben maggiore di quanto non si pensasse”, e al recupero di quello che “doveva essere parte di un carico di una nave di epoca neolitica”.
Il primo oggetto riportato alla luce è un nucleo lavorato in ossidiana, uno dei diversi frammenti del prezioso vetro vulcanico individuati nell’area, a una profondità compresa tra i 30 e gli oltre 40 metri. “Il nucleo recuperato”, si legge in una nota della Soprintendenza, “reca ben evidenti sulla superficie tracce di scalpellature e lavorazione”. Il primo blocco di ossidiana recuperato dai fondali della gemma del Mediterraneo “misura circa 28 x 20 cm per un’altezza di 15 cm ed un peso di quasi 8 kg”, ed è stato collocato nei depositi della Soprintendenza in attesa di interventi di pulizia e restauro.
Le operazioni di recupero a 40 metri di profondità
Il Soprintendente Mariano Nuzzo ha evidenziato che saranno necessarie ulteriori indagini del sito sottomarino, che permettano in primo luogo di verificare la presenza dello scafo o di altri resti dell’antichissima nave.
Vista l’importanza della scoperta, spiega il Soprintendente,si rende necessaria “la realizzazione di un rilievo estensivo del fondale di tipo strumentale, per verificare l’eventuale presenza dello scafo o di altro materiale di carico e per orientare lo scavo diretto”.
Certo è che le operazioni di recupero dei resti sottomarini non saranno semplici: i reperti si trovano a profondità anche superiori ai 40 metri, “un contesto particolarmente difficile per le indagini e il recupero di materiali antichi, soprattutto di una certa consistenza” spiega il Soprintendente. “La collaborazione con i sommozzatori della Polizia si è rivelata fondamentale”, conclude”, “grazie alla loro grande perizia nel gestire situazioni di una certa complessità”.
Le prossime operazioni di recupero, fa sapere la Soprintendenza, sono già state programmate: saranno effettuate in collaborazione con la Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo, e consentiranno di gettare nuova luce sulla frequentazione dell’isola di Capri in epoca preistorica. Questo permetterà di conoscere più a fondo la storia più “segreta” del Mediterraneo antico, raccogliendo dal mare le preziose testimonianze di un’epoca ancora tutta da scoprire.
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