I supermercati rischiano di finire l'acqua frizzante: il motivo
I supermercati d'Italia rischiano di ritrovarsi presto senza bottiglie di acqua frizzante: la mancanza di Co2 può mettere in crisi tutto il settore
Scatta l’allarme acqua frizzante in Italia: il prodotto inizia a scarseggiare e rischia di diventare introvabile nei supermercati di tutto il Paese.
Il primo campanello d’allarme è arrivato dalla decisione di Acqua Sant’Anna, il più grande produttore europeo di acque oligominerali, di fermare le linee di produzione dei prodotti gassati. Il motivo? La mancanza di anidride carbonica.
L’acqua frizzante rischia di sparire dai supermercati
Alberto Bertone, presidente e amministratore delegato di Acqua Sant’Anna, ha commentato così la situazione: “La Co2 è introvabile e anche tutti i nostri competitor sono nella stessa situazione – si legge su Ansa – questo è un altro problema gravissimo che si aggiunge ai rincari record delle materie prime e alla siccità che sta impoverendo le fonti”.
Il manager dell’azienda di Vinadio, in provincia di Cuneo, ha poi ricordato che la difficoltà nel reperire l’anidride carbonica per i prodotti alimentari si era già presentata alla fine del 2021. In quell’occasione, comunque, l’azienda era riuscita a tamponare una situazione che adesso si è presentata di nuovo in forma di vera e propria emergenza, colpendo tutti i produttori europei di acqua.
Le aziende di Co2, al momento, preferiscono destinare la produzione al comparto della sanità. Per questo motivo, l’acqua frizzante rischia di sparire dai supermercati italiani ed europei: una volta finiti gli stock rimasti all’interno dei magazzini di supermercati e discount, verranno a mancare bottiglie di acqua gassata destinate alla vendita per i consumatori finali.
Allarme acqua frizzante: a rischio tutto il settore alimentare
Sant’Anna è stata solo la prima a lanciare l’allarme: il problema della mancanza di Co2 riguarda tutti i produttori di acqua frizzante in Italia e nel resto del Continente. Per far funzionare la linea produttiva e di distribuzione ancora per un po’, le varie etichette stanno aspettando camion in arrivo dall’estero. Questo basterà per coprire qualche giorno: una volta finite le scorte di Co2 e gli stock nei magazzini, non ci sarà più acqua frizzante sugli scaffali.
Il problema non riguarda solamente le bottiglie di acqua minerale: potrebbe verificarsi un corto circuito che metterebbe in crisi l’intero settore del food and beverage, già condizionato fortemente dai rincari alimentari esasperati da pandemia di Covid-19, crisi economica e guerra tra la Russia e l’Ucraina.
L’industria dolciaria, infatti, utilizza il gas addizionato per preparare diversi alimenti molto amati dai consumatori. I produttori di acqua, inoltre, solitamente non tengono grandi stock in magazzino: è abitudine che le confezioni di acqua partano subito dopo l’imbottigliamento per raggiungere i magazzini della grande distribuzione, dove le casse vengono poi smistate verso i punti vendita finali, dai supermercati ai discount, passando per gli ingrossi.
In pratica tutta l’acqua frizzante rimasta in circolazione in Italia è già in vendita: una volta terminata, sarà difficile reperirla ancora nelle prossime settimane. Cosa succederà in futuro? Gli scenari sono diversi. Il settore rischia di dover affrontare una crisi mai nemmeno immaginata negli ultimi anni per l’Italia che è il primo Paese in Europa per consumo di acqua in bottiglia e uno dei primi al mondo, con una media di oltre 200 litri l’anno a testa.
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