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Pompei, ricostruita la vita degli schiavi: la nuova scoperta

Rigide gerarchie e topi nelle anfore: dagli scavi della villa di Civita Giuliana emerge il vivido ritratto della vita degli schiavi di Pompei

Come vivevano gli schiavi a Pompei: le nuove scoperte

Nella villa di Civita Giuliana, a circa 600 metri dalle mura dell’antica città di Pompei, è stato ritrovato l’arredo di una delle stanze assegnate alla servitù. Gli ultimi ritrovamenti nel grande complesso suburbano, già oggetto di importanti scoperte, permettono di ricostruire con straordinaria precisione le condizioni di vita degli schiavi della città sepolta dalla furia del Vesuvio.

La vivida fotografia, ottenuta con la celebre tecnica dei calchi, mostra “una situazione di precarietà e subalternità”, si legge in una nota del Parco. Oltre ad alcuni dettagli che testimoniano l’esistenza di una particolare gerarchia tra i membri della servitù, nella stanza sono state rinvenute le tracce di tre topolini, anch’essi sepolti dalla nube piroclastica che ha investito l’intera città dopo l’eruzione del vulcano.

I nuovi scavi nella villa di Civita Giuliana

Le nuove campagne di scavo presso la villa romana di Civita Giuliana, a poche centinaia di metri dalle mura dell’antica città di Pompei, hanno già rivelato importanti testimonianze sulla vita dei suoi abitanti e riportato alla luce preziosissimi reperti, come il Carro della Sposa recentemente esposto alle Terme di Diocleziano.

Oggi si è iniziata ad indagare un’altra stanza del grande complesso sottratto ai furti dei tombaroli nel 2017, e quello che è emerge è una rappresentazione estremamente vivida di com’era la vita degli schiavi di Pompei.

Un’istantanea che è stata ottenuta attraverso la celebre tecnica dei calchi, la stessa che ha permesso di riportare alla luce i contorni dei corpi delle vittime dell’eruzione, conservati per duemila anni nella stessa identica posizione in cui hanno trovato la morte.

Nella cinerite dell’ambiente appena scavato sono stati individuati due letti di diversa fattura, due piccoli armadi, una serie di anfore, vasi in ceramica e diversi attrezzi, tra cui una zappa in ferro per lavorare la terra.

I microscavi dei contenitori rinvenuti ha rivelato la presenza di tre piccoli roditori, “due topolini in un’anfora e un ratto in una brocca, posizionata sotto uno dei letti e dalla quale sembra che l’animale cercasse di scappare quando morì nel flusso piroclastico dell’eruzione”. Si tratta, secondo gli archeologi, di dettagli che “sottolineano ancora una volta le condizioni di precarietà e disagio igienico in cui vivevano gli ultimi della società dell’epoca”.

Come vivevano gli schiavi a Pompei: la nuova scoperta

La nuova stanza, che gli archeologi hanno denominato “ambiente “A”, è piuttosto diversa da quella divenuta nota come “stanza degli schiavi”, a pochi metri di distanza: nella stanza degli schiavi stallieri riemersa nel 2021 erano state rinvenute tre brandine molto simili tra di loro, mentre quello che è emerso dai nuovi scavi indica l’esistenza di sistemazioni più confortevoli per alcuni membri della servitù.

“Mentre uno dei due letti trovati in queste settimane è della stessa fattura, estremamente semplice e senza materasso, di quelli del 2021”, spiegano gli archeologi, “l’altro è di un tipo più confortevole e costoso”. Ciò induce gli esperti a ipotizzare l’esistenza di “una precisa gerarchia all’interno della servitù”, che probabilmente aveva a che fare con il sistema di controllo degli schiavi.

“Sappiamo che i proprietari usavano diversi privilegi, tra cui anche la possibilità di formare una famiglia, seppure senza alcuna tutela legale, per legare alcuni schiavi più strettamente alla villa, anche con la finalità di averli come alleati nel sorvegliare gli altri”, spiega il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel.

“Quello che emerge qui è la struttura sociale della servitù”, prosegue Zuchtriegel, “che doveva impedire fughe e forme di resistenza, anche perché mancano tracce di grate, lucchetti e ceppi”. A quanto pare, il controllo degli schiavi a Pompei non avveniva tramite barriere fisiche, ma attraverso una rigida organizzazione interna alla servitù.