La canzone simbolo di Napoli 'O Sole Mio' è un pizzico ucraina ?
La canzone simbolo del Made in Italy, conosciuta alle stregua di un inno nazionale della napoletanità, venne composta sulle sponde di Odessa
‘O Sole mio, una delle canzoni italiane più conosciute al mondo, melodia che rievoca l’allegria e la spensieratezza partenopea, ha origini inaspettate, molto lontane dai lidi napoletani. La canzone, come l’intuito potrebbe suggerire, non è frutto dell’ispirazione germogliata a Posillipo o a Spaccanapoli.
Una delle canzoni simbolo di Napoli e dell’Italia intera, conosciuta in tutto il mondo quasi come un inno nazionale, non è nata alle pendici del Vesuvio e nemmeno sul territorio italiano, ma ha origini che si perdono addirittura tra le sponde del mar Nero.
La canzone fu scritta nel 1898 da Giovanni Capurro, giornalista del quotidiano “Roma” e musicata da Eduardo Di Capua, mentre quest’ultimo si trovava ad Odessa in Ucraina, assieme al padre, violinista di un’orchestra in trasferta nell’importante città che affaccia sul mar Nero. Galeotta fu l’ispirazione fornita dalla bella Anna Maria Vignati-Mazza, splendida oleggese sposa del senator Arcoleo, riconosciuta come una delle donne più belle di Napoli. Lo stimolo di tale bellezza unito alla vista di una meravigliosa alba sul Mar Nero permisero la nascita della bella canzone. Un’unione di suggestioni ed emozioni che funzionarono da suggeritore per il celebre compositore diplomato al conservatorio di San Pietro a Majella, che elaborò senza sforzo le note che diverranno nel tempo sinonimo di napoletanità, gioia, armonia e felicità.
Al ritorno a Napoli la canzone fu selezionata per l’importante festival canoro di musica napoletana organizzato dall’editore Bideri, organizzato per i festeggiamenti della Madonna di Piedigrotta. La canzone arrivò solo seconda, senza ottenere particolari ovazioni. Ma pian piano, nel tempo si fece apprezzare da un pubblico internazionale, travalicando in breve tempo i confini nazionali.
La canzone ha un’alchimia magica, che tocca le corde del cuore, reinterpreta nei decenni da artisti di fama leggendaria come Domenico Modugno, Roberto Murolo, Enrico Caruso, Mina, Frank Sinatra e persino Elvis Presley che la tradusse in inglese nel fortunato titolo di “It’s Now or Never”.
Una canzona famosissima, ancora oggi canticchiata anche dalle nuove generazioni e riconosciuta nel panorama musicale internazionale come una dei più importanti componimenti realizzati in Italia. Eppure nonostante l’enorme successo Capurro e Di Capua non ottennero ricchezze dalla fortunata canzone e morirono in povertà, una vera ingiustizia per i padri di una delle canzoni più belle ed emblematiche del mondo, ambasciatrice di Napoli e d’Italia a livello internazionale, nata sulle sponde di Odessa, nella lontana Ucraina.
POTREBBE INTERESSARTI
-
Dinner Club 3 con Carlo Cracco: location e ospiti dello chef
-
Un pettirosso è morto in Italia dopo aver volato per 2 mila km
-
Il caso della rotatoria a Varese: auto contromano e caos
-
Lo Sri Lanka vuole comprare tutti i granchi blu italiani
-
A Treviso "nessuno" vuole partecipare a 4 Ristoranti di Borghese
-
La pizza è un caso in Italia: cosa c'entra la Guida Michelin
-
Perché Bocelli ha comprato uno stabilimento a Forte dei Marmi
-
Schiuma del mare in strada a Livorno: cosa è successo e i rischi
-
Carlo Cracco è pronto ad aprire il suo agriturismo: l'annuncio