Il ghiacciaio Adamello ha restituito il corpo di un milite ignoto
Il ghiacciaio dell’Adamello, in rapida ritirata a causa della siccità, ha restituito dei resti umani rimasti per oltre cento anni sotto i ghiacci
Il ghiacciaio dell’Adamello ha restituito le spoglie di un soldato della Prima Guerra Mondiale: il milite ignoto è stato rinvenuto insieme agli equipaggiamenti, in buona parte integri, in località Crozzon di Lares, a circa 3.100 metri di quota.
Si tratta dei resti di un soldato austro-ungarico caduto durante il primo conflitto mondiale sul fronte italiano della cosiddetta Guerra Bianca, che vide contrapporsi le truppe del Regno d’Italia e quelle dell’impero austro-ungarico sulle cime innevate delle Dolomiti e delle Alpi Retiche.
Un milite ignoto sull’Adamello
Il ritrovamento è avvenuto in località Crozzon di Lares, in provincia di Trento: le ossa, la divisa in brandelli e gli equipaggiamenti del soldato caduto sui monti dell’Adamello sono stati recuperati dai carabinieri della stazione di Carisolo, insieme ai militari del soccorso alpino di Madonna di Campiglio e al personale della Soprintendenza dei beni archeologici.
Il corpo è stato ricomposto presso il cimitero di Trento, dove sarà a disposizione della Soprintendenza: il ghiaccio purtroppo non ha restituito oggetti che possano aiutare a ricostruire l’identità del soldato, come la piastrina, documenti o lettere; saranno in ogni caso eseguiti diversi esami, anche storici, per tentare di identificare il combattente caduto e dargli un nome, come avvenne per il milite ignoto rinvenuto sulle Dolomiti nel 1983.
Non è in effetti la prima volta che i ghiacciai delle Alpi lasciano emergere i resti delle sanguinose battaglie che si svolsero in quegli anni sulle vette alpine: sono stati rinvenuti nel tempo equipaggiamenti, armi, munizioni e resti di diversi soldati caduti tra il 1915 e il 1918.
In queste zone ritrovamenti del genere sono piuttosto comuni: il confine tra il Regno d’Italia e l’Impero austro-ungarico cadeva allora proprio sulle vette di questo versante delle Alpi Retiche, e fu teatro di una lunga serie di eventi militari passati alla storia con il nome di fronte alpino, o Guerra Bianca.
Un altro caduto della Guerra Bianca
Tra il 1915 e il 1918, le Alpi furono teatro di terribili battaglie, divenute in seguito note come Guerra Bianca, a cui sono dedicati diversi musei: il confine tra il Regno d’Italia e l’impero correva spesso oltre i 2.000 metri di quota, e secondo gli storici le tormente di neve, le valanghe e gli assideramenti facevano qui più vittime delle stesse battaglie.
La zona di Crozzon di Lares, in particolare, fu interessata dalla cosiddetta Battaglia della Lobbia nell’aprile del 1916, che lasciò sul campo i corpi di oltre 60 morti, tra soldati italiani e austro-ungarici.
I resti dei caduti della Guerra Bianca vengono quindi restituiti poco a poco dal ghiacciaio: nel settembre del 2016 vennero rinvenute le spoglie di due soldati austriaci, trovate per caso da un escursionista a quasi 3.000 metri in quota.
Poco tempo dopo, nel 2020, il ghiaccio dell’Adamello ha restituito il corpo di un altro militare – individuato da due alpinisti sul Crozzon di Lares – e i resti di un altro caduto, avvolti in un tricolore, rinvenuti sul Cornicciolo della Presenza.
Adamello: la rapida ritirata del ghiacciaio
Ritrovamenti come quello di Crozzon di Lares sono quindi tutt’altro che rari da queste parti: in media si registrano uno o due rinvenimenti ogni anno sulle montagne dell’Adamello, e il ritiro dei ghiacciai sta inevitabilmente accelerando il fenomeno.
La situazione dell’Adamello non è diversa da quella degli altri ghiacciai italiani in crisi: spessore e superficie diminuiscono sempre più rapidamente, e l’estensione glaciale è ovunque in diminuzione sulle Alpi.
Il ghiacciaio di Lares si è ritirato di oltre 110 metri in 11 anni, e secondo le rilevazioni svolte a fine agosto 2022 dalla Commissione glaciologica Sat, sul ghiacciaio dell’Adamello si sono persi, nel giro di soli 4 giorni, 13 centimetri di ghiaccio, cioè oltre 100 litri d’acqua per ogni metro quadro.
Mentre si confida nell’arrivo di un autunno fresco, il ghiacciaio in ritirata continua a restituire sempre più reperti, molti dei quali rimasti per oltre cento anni nascosti sotto la superficie ghiacciata delle vette alpine.
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