Clima pazzo a Roma, è allarme: i cibi che rischiano di sparire
Allarme a Roma per il clima impazzito registrato in queste settimane: le alte temperature hanno effetti negativi sui raccolti ma anche sugli animali
A Roma è scattato l’allarme per il “clima impazzito” che si sta registrando nel mese di novembre 2021. Il 7 novembre, per esempio, è stato il giorno più caldo della storia, con 26 gradi registrati nella Capitale. Ma non solo: le alte temperature di queste settimane hanno conseguenze importanti sui raccolti e sulla vita di alcuni animali.
Clima pazzo a Roma: i rischi per gli animali
Daniel Palmieri, apicoltore e titolare di Sos Api, ha spiegato a ‘La Repubblica’ le conseguenze per le api derivate dal “clima impazzito”: “Le api, in questo periodo, sono in fase di ‘glomere’: con le fioriture scarse lavorano meno. Con queste temperature ricominciano a lavorare a pieno regime e consumano le scorte di miele, finché si ritrovano senza. A salvarle dalla morte è l’apicoltore: in questi giorni stiamo utilizzando sciroppo liquido e paste solide per fargli fare delle scorte”.
Francesca Manzia della Lipu ha aggiunto: “Se queste temperature fuori scala dovessero ripresentarsi più volte durante l’inverno, ci sarebbero conseguenze per i rettili che abitano l’area metropolitana”, come testuggini o lucertole. L’esperta ha spiegato: “Svegliandosi consumerebbero le riserve utili per arrivare fino alla fine del letargo: questo potrebbe alterare i loro cicli biologici”.
Clima pazzo a Roma: i rischi per le coltivazioni
Nei campi coltivati a Roma ci sono ancora peperoni, pomodori e melanzane, colture tipicamente primaverili ed estive. A proposito delle conseguenze per i sui raccolti del “clima impazzito”, Stefano Mangiante dell’azienda Serra Madre ha detto: “Le continueremo a raccogliere dal terreno almeno per altri 15 giorni: non è mai successo in 80 anni di attività”. Poi, sulle conserve di pomodoro (già al centro di un altro “caso”), ha aggiunto: “Prima in zona la si faceva tra il 10 e il 15 settembre. Adesso la si potrebbe fare fino a metà novembre”.
Fabio Massimo Pallottini, direttore generale del Centro Agroalimentare Roma (CAR), ha precisato: “Si sono ridotti gli spazi e i tempi delle colture invernali, come i finocchi, i radicchi, le cicorie. Questo allungamento dei cicli di produzione della merce estiva comporta anche problemi di gestione: per esempio gli infestanti rappresentano un problema, poiché è necessario combatterli più a lungo e ciò comporta anche maggiori spese per gli agricoltori”.
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