Allarme nelle Langhe: perché il Barolo è "a rischio"
Nelle Langhe è stato lanciato un grido d'allarme per il Barolo: cosa sta succedendo in questo territorio celebre per la produzione del pregiato vino
Nelle Langhe, il territorio famoso per la produzione del pregiato Barolo, si alza un grido d’allarme: il successo economico di questa zona vinicola sta portando con sé divisioni sociali, perdita di identità e pressioni finanziarie. E, in un’intervista recente, anche la giovane vignaiola Marta Rinaldi, erede della storica cantina piemontese Rinaldi, ha espresso preoccupazioni riguardo al futuro delle Langhe.
Il turismo nelle Langhe e l’allarme per la perdita di identità culturale
Marta Rinaldi, insieme alla sorella Carlotta, porta avanti l’attività vinicola di famiglia, con otto ettari di vigne dedicate alla produzione di Nebbiolo. Il rapido sviluppo della regione non lascia indifferente la giovane vignaiola, che nella sua intervista curata da ‘Gambero Rosso’ osserva con un misto di nostalgia e apprensione il cambiamento culturale in atto.
Al centro del dibattito, anche le parole dell’esperto Carlo Petrini, che ha messo in luce i rischi di speculazione e perdita di autenticità legati all’esplosione del turismo enologico. “Oggi sembra mancare quell’orgoglio collettivo. C’è più divisione, individualismo e un’attenzione crescente alla ricchezza privata. Non è più la stessa comunità in cui siamo cresciute” racconta Rinaldi.
Le Langhe, da terra di agricoltori e piccoli viticoltori, stanno evolvendo in un punto nevralgico del turismo internazionale, attirando investitori e visitatori da ogni parte del mondo. Il prezzo di questa trasformazione, però, sembrerebbe essere alto. Oltre alla pressione sui terreni agricoli, si riscontra una difficoltà crescente per le piccole aziende vinicole a resistere in un mercato dominato da grandi capitali.
Il prezzo per un ettaro di vigneto di Nebbiolo da Barolo, come racconta Rinaldi, può ormai raggiungere cifre esorbitanti, vicine ai 4 milioni di euro. Questo rende quasi impossibile per molti giovani aspiranti viticoltori investire nella propria terra d’origine, portando a un graduale spopolamento della popolazione locale. “Dobbiamo dire basta alla concessione di nuovi terreni”, afferma.
Il rischio di speculazione immobiliare per la tradizione del Barolo
La crescita del settore immobiliare si traduce in nuove costruzioni e ristrutturazioni, finendo per alterare il paesaggio: “Anche l’architettura sta cambiando in modo drastico, spesso con risultati discutibili”.
Secondo Marta Rinaldi, l’arrivo massiccio di turisti e l’apertura di nuovi alberghi e strutture ricettive stanno cambiando profondamente il volto delle Langhe. “Cosa ne sarà delle colline di Barolo a furia di inseguire i turisti?”, prosegue, ” La zona è disseminata di alberghi, bed & breakfast e Airbnb”.
A suo dire, questa espansione turistica non sembra supportata da infrastrutture adeguate: i visitatori si trovano spesso a fare lunghe file per un parcheggio e i residenti lamentano la mancanza di luoghi di ritrovo come bar e caffè che, un tempo, erano il cuore sociale della comunità: “Una volta i bar e le osterie erano luoghi di ritrovo, ora sono quasi spariti”.
In questo contesto, le parole di Carlo Petrini assumono un peso particolare. L’esperto ha recentemente dichiarato che l’identità culturale delle Langhe è messa a rischio dalla speculazione immobiliare e dal boom turistico. Secondo Petrini, è fondamentale che la comunità locale prenda coscienza del valore culturale e umano che contraddistingue la produzione di Barolo, mantenendo l’essenza della tradizione vinicola e del paesaggio agricolo.
Anche Marta Rinaldi concorda sulla necessità di salvaguardare la storia e l’autenticità del territorio: “Occorre recuperare un senso di appartenenza, non solo dal punto di vista economico ma anche sociale e culturale”.
Di fronte alla pressione economica, Marta e Carlotta Rinaldi tentano di preservare il loro approccio artigianale alla viticoltura: “Abbiamo la fortuna di accogliere i clienti in cantina e instaurare rapporti personali con loro, mantenendo viva la connessione con il territorio” spiega durante l’intervista.
Tuttavia, sottolinea come non tutti i produttori locali abbiano questa possibilità, e molti temono che le nuove generazioni non riescano a portare avanti le tradizioni familiari, auspicando che la crescita turistica possa essere accompagnata da una maggiore attenzione alla sostenibilità e alla qualità della vita degli abitanti.
Secondo Rinaldi, “Abbiamo bisogno di istituzioni che pensino al lungo termine, che non si limitino a contare ma a pianificare”. Il rischio, conclude, è che il Barolo diventi un prodotto sempre più distaccato dalla sua origine, trasformandosi in una mera attrazione turistica priva del valore che lo ha reso celebre nel mondo.
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