Perché il secondo Museo Egizio più grande al mondo è a Torino?
Il Museo Egizio di Torino è il secondo museo più grande e importante al mondo dedicato alla civiltà nilotica: ma cosa c'entra l'Egitto con il Piemonte?
Il Museo Egizio di Torino è il più antico museo del mondo dedicato interamente alla civiltà egizia ed è considerato il più grande e importante, per valore e quantità dei reperti, secondo solo a quello del Cairo.
Dopo importanti lavori di ristrutturazione e ampliamento, nell’aprile 2015 il Museo Egizio di Torino, premiato in Europa per i suoi papiri (nella foto qua in basso) è stato nuovamente inaugurato con una superficie espositiva più che raddoppiata (con un’estensione di 60 mila metri quadrati), una sala mostre e aree per la didattica.
Nel 2019 il museo ha fatto registrare oltre 853 mila visitatori, risultando il sesto museo più visitato in Italia. È, inoltre, tra le perle di Torino celebrate anche da Forbes.
Cosa ci fa un Museo Egizio a Torino?
Quando si visita il Museo Egizio di Torino non si può non rimanere affascinati e meravigliati dalla grandissima quantità di reperti storici che custodisce al suo interno, tra statue, papiri e monili antichissimi.
Tuttavia, una domanda sorge spontanea: come sono arrivati a Torino tutti questi reperti unici e preziosi? Per scoprirlo, bisogna tornare indietro del tempo, all’inizio dell’800, quando, all’indomani delle campagne napoleoniche in Egitto, in tutta Europa scoppiò una vera e propria moda per il collezionismo di antichità egizie.
Tra i più grandi collezionisti dell’epoca, vi fu il piemontese Bernardino Drovetti, nato a Barbania, in provincia di Torino. Console generale di Francia durante l’occupazione in Egitto, Drovetti collezionò in questo periodo oltre 8.000 pezzi tra statue, sarcofaghi e mummie (nella foto qua in basso), papiri, amuleti e monili vari.
Accadde poi che, nel 1824, il re Carlo Felice acquistò questa grande collezione per 400.000 delle vecchie lire, cui andò ad aggiungere altri reperti di antichità classiche di Casa Savoia, come la collezione Donati, dando vita al primo Museo Egizio del mondo.
Quello stesso anno giunse in visita della città sabauda l’archeologo ed egittologo francese Jean-François Champollion, che ammirando l’incredibile collezione del Museo Egizio pronunciò una frase diventata celebre: “La strada per Menfi e Tebe passa da Torino”.
La passione dei Savoia per la cultura egizia risale, però, a molto tempo prima della fondazione del Museo Egizio a Torino. A testimoniarlo è la Mensa Isiaca, esposta nella prima sala del museo, una lastra in bronzo su cui campeggiano figure di divinità, con al centro Iside, e geroglifici. La Mensa fu acquistata dal duca di Savoia, Carlo Emanuele I, nel 1628.
La dinastia dei Savoia ci teneva, infatti, a legare la storia di Torino con quella di civiltà illustri come, appunto, quella nilotica. Da qui derivò l’interesse e il successivo approfondimento e collezionismo che rese la città sabauda il centro occidentale degli studi sulla cultura egizia.
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