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Il mistero della donna vampiro di Venezia è stato svelato

Alcune ricerche svelano uno dei tanti misteri legati allo scheletro della donna vampiro con un mattone tra i denti trovata nel 2006 a Venezia

Pubblicato:

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

Il mistero della donna vampiro del 1600 con un mattone in bocca trovata nel 2006 Venezia è stato svelato grazie alla tecnologia 3D: alla donna è stato dato finalmente un volto in seguito al lavoro svolto da parte di un esperto forense brasiliano di nome Cicero Moraes.

Donna vampiro di Venezia: svelato il mistero del volto

Durante alcuni scavi condotti sull’isola del Lazzaretto Nuovo venne ritrovato uno scheletro femminile con un mattone tra i denti: era nascosto in una fossa comune che nel XVI Secolo veniva utilizzata per seppellire le vittime colpite dall’epidemia di peste.

La scoperta dello scheletro femminile con un mattone tra i denti fu opera dell’italiano Matteo Borrini e sin dal 2006 ha suscitato una grande ondata di mistero, facendo sorgere diversi interrogativi. Lo storico ritrovamento sull’isola del Lazzaretto nuovo ha contribuito ad alimentare anche diverse leggende e superstizioni locali.

A distanza di quasi vent’anni, la donna vampiro ha trovato un volto: nel 2024, infatti, l’esperto forense brasiliano Cicero Moraes ha utilizzato delle sofisticate tecniche di ricostruzione 3D per portare alla luce i lineamenti di questa figura misteriosa. Il lavoro ha gettato così nuova luce su un capitolo oscuro della storia del Capoluogo veneto.

La ricostruzione in 3D non sarebbe troppo attendibile dal punto di vista dell’aspetto, ma il lavoro resta comunque molto importante per provare a comprendere alcuni dettagli della questione più inquietante di tutta la vicenda, quella relativa al mattone nella bocca della donna vampiro.

Il lavoro che ha portato alla ricostruzione dei lineamenti conferma comunque la tesi di Matteo Borrini sulla possibilità che il mattone sia stato inserito nella cavità orale della donna senza danneggiare i denti. In passato questa teoria era stata contestata da diversi studiosi: l’italiano, però, aveva risposto con un articolo pubblicato sul ‘Journal of Forensic Sciences’ datato 2012.

Le credenze sui vampiri e le malattie

Nel corso del XVI Secolo quella di incolpare i vampiri della diffusione delle malattie era una superstizione diffusa non solo in Laguna ma anche in gran parte d’Europa. Ad alimentare questa credenza, molto probabilmente, furono i becchini del tempo, spaventati dallo stato di composizione degli appestati quando riaprirono le fosse comuni per seppellire i nuovi corpi.

I becchini, alla vista dei fluidi corporei che fuoriuscivano dalle bocche dei cadaveri, arrivarono alla conclusione che i morti si nutrissero a loro volta di altri corpi, creando così la credenza relativa ai vampiri. Era sovente, inoltre, che i sudari posizionati sulle bocche dei cadaveri potessero decomporsi: da qui nacque l’idea che i vampiri ottenessero forza mangiando i pezzi di stoffa.

In seguito alle analisi condotte sulle scheletro della donna vampiro trovata a Venezia nel 2006, i ricercatori hanno formulato la seguente ipotesi: il mattone veniva inserito intenzionalmente nella bocca dei cadaveri da parte dei becchini, per impedire di diffondere la peste andando a mordere altre vittime.

Il mattone nella bocca della donna ha dato vita a molteplici interpretazioni: una scuola di pensiero ritiene che il mattone fosse un rito che serviva a neutralizzare il presunto vampiro, mentre secondo altri era solo un’usanza precauzionale che puntava a evitare la diffusione delle malattie a Venezia, città dove all’inizio del 2024 è stata trovata la carcassa di un pesce luna di dieci quintali.

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