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Per salvare Venezia bisogna sollevarla: allarme del premio Nobel

Per salvare Venezia dall'acqua alta e dai cambiamenti climatici bisogna sollevarla: il premio Nobel lancia l'allarme sul futuro della Serenissima

La città di Venezia

Si torna a temere l’acqua alta a Venezia: le condizioni meteo degli ultimi giorni mettono tutti in guardia in Veneto, regione che ha già dovuto fare i conti con danni per oltre 100 milioni di euro a causa del maltempo.

Quando si parla di acqua alta a Venezia, un grande aiuto può arrivare dal Mose, ideato e voluto fortemente per mettere in sicurezza la città. Questo strumento, però, da solo non può bastare per sempre, soprattutto alla luce degli effetti repentini dei cambiamenti climatici.

Sollevare Venezia per salvarla

Del problema ha parlato Andrea Rinaldo, ingegnere e idrologo veneziano che ha ricevuto il premio Nobel dell’acqua: “Il Mose non basterà, per salvare Venezia bisogna sollevarla – le parole di Andrea Rinaldo riportate dal Corriere del Veneto la situazione sta precipitando, andrà da così a peggio. I nostri nipoti o pronipoti avranno a che fare con un metro di medio mare in più”.

Sul Mose, Andrea Rinaldo si è espresso così: “Oggi ci salva. Certo, dobbiamo ripensare Venezia per i prossimi cento anni. E occorre farlo adesso, non mi stanco mai dirlo. D’altronde ci abbiamo messo 60 anni per fare il Mose, quindi forse è il caso di muoversi”

E ancora “Se il problema di Venezia era quello della protezione dagli eventi eccezionali di alta marea non c’è stata mai alcuna alternativa all’interruzione del rapporto tra laguna e mare. Era un concetto banale, tranne che per chi pontifica di acque senza averle mai studiate”.

Le alzate del Mose a Venezia negli ultimi anni sono diventate sempre più frequenti: 13 volte nel 2020, 21 volte nel 2021, 11 volte nel 2022 e già 22 volte nel 2023, comprese tre attivazioni fuori stagione a fine maggio e fine agosto.

Per quanto riguarda il Mose, il direttore del Centro di ricerca interuniversitario Pierpaolo Campostrini ha dichiarato in previsione futura: “Bisogna prepararsi a un futuro nel quale i sollevamenti potranno essere eseguiti anche ad aprile o giugno e potranno durare 60 ore”.

Il Mose a Venezia tra presente e futuro

L’economista Paolo Costa, invece, ha dei dubbi sulla durata del Mose che inizialmente doveva essere di 100 anni: “Se il cambiamento del clima continua in questo modo, bisogna da subito pensare al dopo Mose, approfittando del fatto che sta mettendo in sicurezza la città. È necessario studiarne gli effetti ambientali e mettere in atto i correttivi, realizzare il porto d’altura e immaginare il Mose del futuro”.

Un team di ricercatori padovani ha pubblicato sull’autorevole rivista scientifica “Nature Geoscience” uno studio con gli effetti ambientali: tale studio indica che l’apporto di sedimenti che permette alle barene di tenere il passo con l’innalzamento del livello del mare avviene principalmente durante gli eventi di acqua alta.

Se si chiudono le dighe, il problema degli allagamenti si risolve in parte, ma al tempo stesso si toglie la materia prima alle barene che da sole rappresentano una barriera naturale.

A Venezia ormai da vent’anni non si alzano più le rive in quanto i fondi della legge speciale sono confluiti verso il Mose: recentemente il Ministero delle Infrastrutture ha trovato le risorse per mettere all’asciutto Piazza San Marco, uno dei luoghi più popolari d’Italia su Instagram.

In Piazza San Marco sono in corso i lavori per sollevare le rive e rifare le condotte sotterranee: così facendo dalla prossima primavera dovrebbe tornare a funzionare la difesa passiva dalle inondazioni.