Le atmosfere surreali regalate dal campanile sommerso di Curon, che ha ispirato la nuova serie tv Netflix, fanno di questo antico borgo in provincia di Bolzano una meta perfetta per Halloween. Un tempo qui si trovavano tre laghi naturali (il Lago di Resia, il Lago Curon e il Lago San Valentino alla Muta), poi unificati nel 1950 attraverso la costruzione di una diga. L’opera sommerse completamente l’antico centro abitato di Curon, che fu trasferito altrove, tra le proteste dei cittadini. Di inverno, quando il Lago di Resia si ghiaccia, è possibile raggiungere il campanile a piedi. La leggenda narra che, nelle fredde notti invernali, si possano sentire ancora le campane del campanile suonare.

Tra le principali attrazioni dell'antico borgo di Polcenigo, in provincia di Pordenone, c'è l'imponente castello che domina il colle, su cui aleggia una curiosa leggenda. Si narra, che dopo la tragica rivolta del “giovedì grasso”, che coinvolse il Friuli nel 1511, uno dei contadini rivoltosi venne in possesso di un prezioso scrigno contenente gioielli e pietre preziose. L'uomo lo nascose in una profonda buca scavata sulla sommità del colle, dove secoli più tardi fu costruito il castello. Successivamente, l'uomo si arruolò nell’esercito della Serenissima e morì in battaglia. La leggenda del prezioso bottino sepolto sotto il castello richiamò diversi ricercatori, ma accadeva che quando iniziavano i lavori di scavo erano investiti da improvvise raffiche di vento, che obbligavano i i malcapitati ad abbandonare le ricerche. Alla fine del 1700 lo scrigno sarebbe stato trovato da un operaio durante la costruzione del castello, che, trovatosi improvvisamente ricco, si trasferì a Venezia. Tuttavia, stando a quanto raccontano gli abitanti, ancora oggi, camminando nelle notti di luna piena nelle vicinanze del castello di Polcenigo, si udirebbe il tintinnio di monete e si vedrebbe comparire un minaccioso cavaliere che a gesti allontanerebbe i malcapitati intenti nella ricerca del tesoro.

Nell’alta Valle Cervo, territorio montano lungo il corso dell’omonimo fiume in provincia di Biella, si trova il piccolo comune di Rosazza di appena 93 abitanti, definito “il borgo più misterioso d’Italia”. La sua notorietà e il suo legame con l’esoterico e il magico sono legati alla figura di Federico Rosazza, famoso in particolare per aver fatto costruire molte opere per la popolazione della Valle Cervo, in cui sono stati riscontrati numerosi elementi e simboli legati alla massoneria e all’occultismo.

Tra i luoghi da visitare per Halloween c'è il suggestivo Borgo a Mozzano, nei cui pressi c'è il particolarissimo Ponte della Maddalena che attraversa il fiume Serchio. L'opera è però conosciuta con il nome di Ponte del Diavolo, tra i più misteriosi d'Italia, per via di una leggenda, avvalorata dalla particolarità della struttura. Stando a quanto si narra, l'architetto che avrebbe dovuto seguirne i lavori, preso dallo sconforto per non essere riuscito a ultimarlo nella data stabilita, fece un patto con il Diavolo, promettendogli l’anima del primo essere vivente che avesse attraversato il ponte, in cambio del suo aiuto soprannaturale. Il Diavolo realizzò il ponte in un’unica notte, tuttavia l’architetto fece in modo che ad attraversare il ponte fosse un maiale. C'è chi racconta che, in alcune notti, si sentirebbero proprio le grida di un maiale provenire dal letto del fiume.

Anche il borgo di Vairano Patenora, in provincia di Caserta, vanta affascinanti misteri. Tra le storie di fantasmi che lo rendono una destinazione perfetta per Halloween, c'è quella che ha per protagonista Carlo II d'Angiò detto “lo Zoppo”. Fonti storiche attestano che, nel marzo del 1302, tornando a Napoli da Roma pernottò nel castello di Vairano. Leggenda vuole che il re, affascinato dalla bellezza del luogo, avesse deciso di trascorrervi l’eternità una volta passato a miglior vita. Ancora oggi, di notte, pare sia possibile sentire il ticchettio del suo bastone mentre vaga alla ricerca della stanza dove aveva soggiornato, senza però trovarla. L’attuale castello, infatti, ha una struttura ben diversa da quella originaria.

Tra i luoghi da brivido in Italia, non si può non menzionare Calcata, il borgo delle streghe. Piccolo paese della Tuscia, costruito su una roccia di tufo, si trova a pochi chilometri da Roma, sopra la Valle del Treja, vicino alle celebri Cascate di Monte Gelato. Secondo un’antica leggenda, nei giorni e nelle notti in cui c’è forte vento, tra i vicoli di Calcata è possibile sentire il canto delle streghe. Non solo: si narra anche che questo antico borgo sia stato in passato luogo di riti magici.

Incastonato in provincia di Potenza, il borgo di Acerenza è ricco di leggende e misteri, sorti all’ombra dell’imponente cattedrale. C’è chi giura che in queste terre sia custodito il Santo Graal e che tracce dei templari sarebbero riscontrabili analizzando alcune sculture che adornano la Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Canio. Ma il suggestivo borgo lucano è protagonista anche di un'altra leggenda da brivido. Secondo alcuni studiosi, Acerenza custodirebbe, infatti, i resti della figlia del conte Vlad III di Valacchia, ossia il famigerato conte Dracula.

Tra le mete perfette per Halloween, c'è il borgo fantasma di Roghudi, arroccato sulle pendici meridionali dell’Aspromonte, a quasi 600 metri di altezza, su cui aleggiano curiose leggende. A cominciare dalle curiose formazioni rocciose situate nella frazione abbandonata di Ghorio di Roghudi, a pochi chilometri dal paese: la Rocca tu Dracu (Rocca del Drago), la cui conformazione ricorda la testa di un drago, e le Caldaie del Latte, un affioramento roccioso con gibbosità sulla superficie, che richiama la leggenda delle piccole caldaie contenenti latte (caddhareddhi), che avrebbero alimentato un drago custode di un tesoro inestimabile. Si narra, poi, che nella contrada di Ghalipò, di fronte a Roghudi, esistevano le Naràde o Anaràde, donne con piedi a forma di zoccoli di asino, che di giorno rimanevano nascoste tra le rupi e di notte attiravano con l'inganno le donne del paese verso il fiume, per ucciderle e sedurre i loro uomini. Per proteggersi dalle loro irruzioni, vennero costruiti tre cancelli, collocati in tre differenti entrate del paese: uno a “Plachi”, uno a “Pizzipiruni” e uno ad “Agriddhea”.