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Paestum, volontari friulani ritrovano vaso del VI sec. a.C.

Il ritrovamento è stato effettuato durante i lavori di ripulitura del perimetro attorno alla "Basilica" di Paestum

Coccio di vaso ritrovato a Paestum da volontari

Un frammento di un cratere attico a figure nere è stato ritrovato dinnanzi alla “Basilica” di Paestum, il più antico dei templi dorici presenti nella struggente località campana, una delle più eclatanti testimonianze della presenza ellenica nel Sud Italia.

Nessuno scavo è stato reso necessario per scoprire il reperto che raffigura un uomo alla guida di due cavalli, inoltre il rinvenimento non è stato effettuato da un esperto archeologo. Il sorprendente ritrovamento è stato effettuato da alcuni volontari friulani che da diversi anni, almeno 17, raggiungono la località archeologica per fornire il proprio supporto, sopratutto nella pulizia del perimetro che circonda i principali siti archeologici del parco della provincia di Salerno.

Coccio di vaso ritrovato a Paestum da volontari

Il coccio, senza ombra di dubbio, rappresenta un’ulteriore testimonianza della gloriosa Magna Grecia, l’area geografica della penisola italiana meridionale che fu colonizzata dagli ellenici a partire dall’ VIII secolo avanti Cristo. Secondo le prime stime il coccio risalirebbe al VI secolo a.C.

Sulla superficie del reperto si distingue nettamente una biga con dei cavalli e un auriga, dietro di cui si intravede un personaggio dotato di lancia. Si tratterebbe quindi, con buona probabilità, della rievocazione di una scena di guerra.

Il coccio, ripulito e analizzato, è stato consegnato al laboratorio di restauro del Parco Archeologico di Paestum.

Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco, ha ricordato quanto sia ammirevole e degno di stima l’impegno dei volontari che sopperiscono alle annose mancanze di risorse destinate al patrimonio archeologico italiano. Grazie a tale dedizione è possibile effettuare nuovi rinvenimenti e aggiungere ulteriori tasselli per conoscere aspetti inediti, ancora nascosti del santuario principale della città di Paestum, come ad esempio l’identità delle divinità dei templi che ancora rimangono avvolte nel mistero.

Far capire che la storia non è un simulacro riservato a pochi eletti, ma un patrimonio comune che può essere arricchito anche tramite la dedizione dimostrata da volontari e appassionati, sotto la supervisione di esperti e studiosi. Questa la mission della “Società Friulana di Archeologia” , presieduta da Gian Andrea Cescutti, che organizza le trasferte verso le principali località archeologiche italiane e impegnata da ormai nove anni con il “progetto Paestum”, che porta la Società ad operare nell’area archeologica campana per far conoscere lo sterminato patrimonio archeologico del sud Italia