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Alluvione in Emilia Romagna: il ciclone ha raffreddato il Tirreno

Il ciclone che ha colpito l’Emilia Romagna ha raffreddato le acque del Mar Tirreno: i dati raccolti dall’Istituto Nazionale di Oceanografia

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Il ciclone che ha causato la drammatica alluvione in Emilia Romagna ha raffreddato le acque del Mar Tirreno, riportandole a temperature tipiche dell’inverno: è quello che emerge dall’analisi dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs).

Le acque del Mar Tirreno e del Canale di Sicilia hanno subito un raffreddamento compreso tra 0,5 e 1,2 gradi. “A prima vista sembra un raffreddamento lieve, ma bisogna considerare che, a differenza dell’aria, il mare impiega molto tempo per raffreddarsi”, spiega all’Ansa Milena Menna, ricercatrice della Sezione di Oceanografia dell’Ogs.

Dopo il ciclone il Mar Tirreno è più freddo

Il ciclone che ha causato l’alluvione dei giorni scorsi in Emilia Romagna ha provocato un raffreddamento delle acque del Mar Tirreno e del Canale di Sicilia: nell’arco di tre giorni, si legge su Ansa, è stato registrato un abbassamento delle temperature compreso tra 0,5 e 1,2 gradi centigradi in uno strato profondo fra 40 e 50 metri.

Il passaggio del ciclone che ha devastato il litorale della costa adriatica è stato registrato dagli strumenti dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, che hanno rilevato il significativo abbassamento delle temperature.

In base ai dati raccolti, il passaggio del ciclone Minerva, che ha rovesciato sull’Emilia Romagna fino a 200 millimetri di pioggia in 24 ore, ha rapidamente riportato la temperatura del mare a condizioni tipicamente invernali.

“I nostri strumenti hanno catturato il passaggio della struttura ciclonica”, si legge in una nota dell’Istituto di Oceanografia, “e hanno registrato il raffreddamento della parte superficiale della colonna d’acqua e il trasferimento di energia all’atmosfera durante l’evento”.

Il ciclone che ha colpito l’Emilia Romagna registrato in mare

I dati sono stati raccolti con gli Argo float, particolari strumenti in dotazione all’Ogs che una volta rilasciati in mare, spiega la nota, “si fanno trasportare dalle correnti e, in base al tipo di campionamento impostato, possono raccogliere parametri fisici e biogeochimici lungo tutta la colonna d’acqua”.

Non è scontato riuscire a catturare l’evento, perché non è possibile avere certezze sulla traiettoria che seguirà il sistema atmosferico”, spiega Milena Menna, ma in questo caso gli Argo float sono riusciti a catturare il passaggio della struttura ciclonica, e hanno continuato ad acquisire dati anche sulle perturbazioni che hanno interessato Sicilia e Calabria nei giorni appena successivi l’alluvione in Emilia Romagna.

“Raccogliere dati in-situ è fondamentale per conoscere meglio l’effetto dei cicloni e fornire informazioni in tempo reale ai modelli di previsione”, spiega Menna. Si tratta di indagini di fondamentale importanza, specie nel momento in cui gran parte d’Italia si trova a fare i conti con i rischi legati a eventi meteo sempre più estremi.

Lo studio del mare e la previsione degli eventi estremi

“Come l’atmosfera influenza il mare, il mare può influenzare l’evoluzione spazio-temporale di un ciclone”, spiega la ricercatrice dell’Ogs. Questo è il concetto alla base delle nostre ricerche”.

La raccolta delle informazioni sullo “stato di salute” del mare permette non soltanto di capire come si comporta l’ambiente marino al passaggio di intense perturbazioni, ma anche di migliorare i modelli che possono aiutarci a prevedere l’evoluzione degli eventi estremi, che nel 2022 hanno colpito soprattutto il Nord Italia, e mitigarne gli effetti.

“Gli strumenti che Ogs usa per monitorare il mare montano in alcuni casi anche sensori in grado di misurare la pressione atmosferica” , aggiunge Marco Reale, ricercatore della Sezione di Oceanografia dell’Ogs, “che è un parametro importante per ricostruire l’evoluzione dell’evento atmosferico e valutare eventualmente l’errore previsionale in un’ottica di miglioramento dei sistemi di previsione“.

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