5mila borghi italiani rischiano di sparire: il grido d'allarme
Sono oltre 5mila i piccoli Comuni italiani che dagli anni 70 sono oggetto di un grave fenomeno di spopolamento. L'Anci chiede più attenzione e lancia l'allarme.
Il preoccupato allarme viene da Massimo Castelli, sindaco di Cerignale e delegato Anci per i piccoli comuni: rischiamo che nei prossimi anni oltre cinquemila, tra borghi e piccoli comuni, spariscano nel nulla.
Effetto di uno spopolamento essenzialmente legato alla mancanza di prospettive lavorative nei borghi della campagna italiana, l’abbandono dei piccoli Comuni torna sulla prima pagina dell’agenda Anci in occasione dell’avvio delle prime misure previste dal PNRR.
Il giusto utilizzo delle risorse provenienti dal Recovery Plan, secondo il coordinatore Anci, è “l’ultima occasione per non affondare del tutto”.
Piccoli Comuni e borghi: oltre la metà del Paese
Sono 5.518 i Comuni italiani con una popolazione inferiore a 5mila abitanti: rappresentano oltre la metà del totale dei Comuni presenti in Italia ed occupano più del 50% del territorio italiano, con una popolazione totale di oltre 10 milioni di cittadini.
Il 90% dei prodotti Dop e Igp viene dai piccoli comuni italiani, come anche l’80% dei vini pregiati prodotti in Italia.
L’enorme ricchezza produttiva, culturale e naturalistica di borghi e piccoli comuni italiani è tutelata, a partire dal 2017, da un’apposita legge cui primo firmatario fu Ermete Realacci, allora presidente della commissione Ambiente della Camera.
Interrogato sulla vicenda dell’uso dei fondi del PNRR per contrastare lo spopolamento dei piccoli Comuni, Realacci dichiara al Corriere della Sera: “Parliamo di milioni e milioni di italiani che vogliono soltanto vivere dove sono nati e cresciuti (…) non c’è più tempo da perdere”.
L’urgenza non viene nascosta, nelle gravi parole dei promotori dei piccoli Comuni: lo studio del 2018 di Anci sullo spopolamento dei piccoli centri indicava già allora una situazione preoccupante.
I cittadini che hanno lasciato i piccoli Comuni italiani, dal 2012 al 2018, sono stati quasi 80 mila. Alcuni paesi, come Roio del Sangro o Marcetelli, hanno perso oltre l’80% della popolazione, restando praticamente deserti ad accogliere, spesso, meno di cento abitanti – perlopiù anziani.
Dal 1971 al 2015, secondo di dati di ISTAT ed Anci, 115 comuni sono stati abbandonati da oltre il 60% della popolazione; un altro migliaio di piccoli comuni ne hanno perso il 50%.
Il Recovery Plan per uscire dall’emergenza
Il pacchetto del Pnrr per i piccoli Comuni, secondo Massimo Castelli, “manca una strategia specifica che parta dalla considerazione dello spopolamento come una delle grandi emergenze nazionali”.
Lo spopolamento dei piccoli Comuni e delle aree montane del Paese, nelle parole del coordinatore Anci, è un’emergenza nazionale e come tale va trattata. Gli fa eco il sindaco di Cosenza e delegato Anci all’Urbanistica Mario Occhiuto, che avanza la richiesta di destinare risorse dirette a valere sul PNRR per “recuperare, restaurare e conservare, i borghi per impedire lo spopolamento delle aree interne”.
L’Anci quindi denuncia la mancanza di una visione d’insieme all’interno del frettoloso documento di programmazione del Recovery Plan, e si fa promotrice di una stretta collaborazione all’interno delle varie azioni previste dal PNRR.
“Se parliamo di comunità energetiche”, spiega Castelli, “non possiamo non partire proprio dagli oltre 1200 Comuni non metanizzati che sono quelli costretti tra l’altro ad inquinare di più”.
La stessa attenzione andrebbe destinata al recupero di edifici e terreni abbandonati, oltre che ai temi legati a tasse e digitalizzazione del territorio.
Sino ad oggi, i piccoli Comuni si sono organizzati da sé, con iniziative che invitavano a ripopolare i borghi tramite incentivi per lo smart working e affitti di case a prezzi simbolici – iniziative che hanno peraltro avuto risonanza in tutto il mondo, vedasi le case gratis offerte dai comuni Salemi e Gangi, riprese dal New York Times.
Segno questo che i piccoli borghi italiani sono – al pari di monumenti e bellezze naturalistiche considerate patrimonio del Paese – una ricchezza da sfruttare, sostenere e nutrire con cura. L’Anci ha lanciato l’accorato allarme. Al Governo la facoltà di rispondere.
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