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Addio neve: così cambierà la montagna in Italia (e non solo)

In Italia e nel mondo c'è sempre meno neve sulle montagne a causa del surriscaldamento globale,: un problema turistico, energetico e ambientale

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Il cambiamento climatico produce effetti significativi sul paesaggio del mondo intero, Italia compresa, con le sue montagne che ogni anno sono sempre più povere di neve. Una situazione che ha un impatto negativo su diversi settori, a cominciare da quello turistico, mettendo in difficoltà le stazioni sciistiche.

La stagione natalizia, caratterizzata dall’assenza di neve, ha creato disagi sugli Appennini e anche sulle Alpi: le piste senza fiocchi rappresentano un problema per le economie locali che spesso e volentieri sopravvivono grazie a quello che viene chiamato turismo bianco. Senza le dovute condizioni climatiche, piste e stazioni restano vuote, soprattutto quelle che non riescono a tamponare la situazione con la neve artificiale.

Addio neve sulle montagne italiane: cosa succede

L’Abetone, storica località sciistica legata alla figura di Alberto Tomba, ha chiesto lo stato di calamità al Governo in un momento storico particolare e difficile per l’intero settore. Le previsioni per i prossimi anni sono tutt’altro che positive: secondo Meteo France, tra vent’anni l’innevamento artificiale non sarà sufficiente per compensare la carenza di neve sulle montagne. Una ricerca realizzata dall’Università di Basilea, inoltre, sostiene che per la metà del secolo non ci sarà più neve al di sotto dei 1.800-2.000 metri.

Una delle soluzioni per compensare la mancanza di neve è rappresentata dai cannoni high tech capaci di produrre neve anche ad alte temperature. Il dibattito sulla possibilità di utilizzare i cannoni è all’ordine del giorno in Italia e Bolbeno, località sciistica situata a 575 metri di altezza, sta già sperimentando questa tecnologia.

Usare i cannoni che producono neve ha dei vantaggi ma anche e soprattutto degli svantaggi a livello scientifico: per la neve servono temperature molto basse, da zero gradi in giù e i cannoni, per quanto tecnologici, non possono invertire il destino del clima.

Per gli Appennini, oltre ai cannoni, si parla di strumenti chiamati “fabbriche per la neve“: dei container che producono ghiaccio al proprio interno e verrebbero posti sulle piste da sci a breve distanza l’uno dall’altro, a volte anche uno sopra l’altro. Al di là dei dubbi che sorgono dal punto di vista estetico, legati alla presenza di questi oggetti lungo le piste, ne sorgono anche altri di tipo energetico.

Le società che li producono sottolineano che possono essere utili per innevare le piste dei bambini, quelle di raccordo o gli spiazzi di arrivo: usare costantemente e in maniera più copiosa le “fabbriche per la neve”, giorno dopo giorno, avrebbe dei costi enormi dal punto di vista energetico e climatico, con uno spreco d’acqua e di risorse elevato.

Al momento, dunque, i cannoni o le “fabbriche per la neve” sono delle soluzioni che le principali località sciistiche italiane possono usare per tamponare il problema in maniera temporanea, ma non possono rappresentare la risoluzione definitiva.

Il surriscaldamento globale mette a repentaglio l’ambiente non solo in Italia ma in tutto il mondo: i ghiacciai alpini stanno scomparendo a causa delle alte temperature e Legambiente ha lanciato un progetto chiamato “Carovana dei ghiacciai”, realizzato in collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano che punta a monitorare lo stato dei ghiacciai italiani, preziose riserve d’acqua e custodi della biodiversità.

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