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Sardegna, record di falchi pescatori: sono a "rischio critico"

Il censimento annuale condotto da un team di ricercatori ha evidenziato che in Sardegna si è registrato un record di falchi pescatori svernanti

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Record di falchi pescatori svernanti in Sardegna: stando a quanto emerso dal monitoraggio effettuato nelle ultime settimane sono almeno 46 i falchi pescatori arrivati in Sardegna per svernare, un vero e proprio record registrato negli ultimi 5 anni che conferma la tendenza positiva emersa anche per la penisola iberica.

I risultati dell’annuale censimento sul falco pescatore

A darne notizia è il gruppo di ricerca sardo sul falco pescatore, nato con l’obiettivo di monitorare la popolazione svernante e migratrice di questi rapaci in Sardegna e di “attivarsi per la redazione di un action plan regionale per verificare la fattibilità di un progetto di reintroduzione del falco pescatore come specie nidificante, in considerazione del ruolo chiave che gioca la Sardegna per la conservazione della popolazione mediterranea di questa specie”, come spiegano sul sito i i coordinatori del progetto Alberto Fozzi, Francesco Guillot e Gabriele Pinna.

Il censimento ha coinvolto 66 appassionati di birdwatching, ornitologi, fotografi e volontari che hanno messo a disposizione tempo, strumenti e competenze per osservare i falchi pescatori. Dotati di binocoli, cannocchiali e teleobiettivi hanno annotato tutte le osservazioni su apposite schede di rilevamento, supportati dall’Area Marina Protetta del Sinis e del Parco Nazionale dell’Asinara.

I risultati hanno dimostrato che le zone umide dell’Oristanese rappresentano per i falchi pescatori l’area di svernamento più importante nel bacino del Mediterraneo, in particolare la zona nei pressi dello stagno di Mistras, che registra la massima concentrazione di individui grazie alla pescosità, alla profondità e alla trasparenza delle acque.

Il falco pescatore in Italia e il rischio critico

Il falco pescatore in Italia è incluso nella Lista rossa, classificato come a rischio critico a causa principalmente del bracconaggio e della distruzione dell’habitat, complici anche i cambiamenti climatici. Il gruppo di lavoro ha dunque lanciato un appello non solo per tutelare quelli che scelgono l’Italia per svernare, ma anche per facilitarne la reintroduzione: “È necessario e urgente che quanto prima si possa costituire un tavolo tecnico per definire un piano d’azione perla sua conservazione”.

I ricercatori hanno quindi illustrato i risultati del censimento: “Grazie all’analisi delle letture degli anelli, di cui alcuni esemplari fra quelli censiti sono muniti, si è potuto determinare come diversi falchi provengano dall’Europa centrale e settentrionale e condividano così le aree di svernamento con quelli che si riproducono lungo le coste del Mediterraneo – spiegano i coordinatori del progetto – La Sardegna ha quindi un ruolo rilevante nella conservazione di questa specie non solo come importante area di svernamento ma anche come luogo di sosta durante la migrazione che porterà poi molti esemplari a trascorrere l’inverno o a spostarsi nelle zone umide dell’Africa occidentale”.

Il censimento ha confermato anche un altro avvenimento importante: dal 2020 una coppia di falchi pescatori ha scelto le falesie della Sardegna per fare il nido, e da allora sono nati ben 5 piccoli: “Era dalla fine degli anni Sessanta che non si schiudevano uova di falco pescatore in Sardegna, e a oggi ben cinque nuovi esemplari si sono involati con successo”.

Alla gioia di vedere aumentare il numero dei falchi pescatori si aggiunge una raccomandazione per tutti gli appassionati: “Proprio per la rarità della specie, si consiglia a tutti coloro che vorranno osservare lo spettacolo dei tuffi con cui il falco cattura i pesci di mantenere la massima discrezione e un’adeguata distanza per evitare ogni disturbo”.

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