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Riuniti i cuccioli dell'orsa Amarena: il decalogo per salvarli

I cuccioli dell’orsa Amarena si sono riuniti e riescono a mangiare da soli, adesso ognuno deve fare la sua parte per salvarli: l’appello del Parco

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I cuccioli di Amarena sono vivi, stanno bene e si sono riuniti: l’annuncio che tutti aspettavamo è arrivato nel primo pomeriggio di martedì 5 settembre. I Carabinieri Forestali e gli operatori del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise hanno iniziato le ricerche subito dopo l’uccisione di mamma orsa: si temeva per la sopravvivenza dei due cuccioli, troppo giovani e spaventati per cavarsela senza mamma Amarena nella periferia del Fucino.

I cuccioli stanno bene e si sono ricongiunti: accantonata quindi l’ipotesi della cattura, è fondamentale che ognuno faccia la propria parte. L’appello del Parco è chiaro: “Per il benessere di questi cuccioli adesso è fondamentale agire con estremo equilibrio e attenzione da parte di tutti: media, cittadini, amministratori”.

I cuccioli di Amarena stanno bene e si sono riuniti

“Con grande sollievo possiamo darvi conferma definitiva che, ad oggi, i cuccioli sono entrambi vivi e che dopo una prima separazione si sono ricongiunti”, scrive il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise in un post Facebook. I cuccioli dell’orsa Amarena, uccisa a fucilate nella notte di giovedì 31 agosto, sono stati avvistati insieme su una pianta di melo.

I cuccioli stanno bene e riescono ad alimentarsi da soli: “I cuccioli riescono ad orientarsi e a muoversi senza troppi problemi sul territorio”, spiega il Parco, e “riescono ad alimentarsi in autonomia anche senza la madre”. È per questi motivi che l’ipotesi della cattura è stata per il momento accantonata. Continuerà invece l’attività di monitoraggio dei cuccioli di orso marsicano – una specie più piccola e meno aggressiva rispetto all’orso bruno eurasiatico che popola i boschi del Nord Italia.

Come aveva spiegato il direttore del Parco Luciano Sammarone a ‘Repubblica’, “i cuccioli ora hanno 8 mesi, avrebbero dovuto rimanere con la loro madre fino alla primavera prossima”, quindi non si aveva la certezza che fossero in grado di alimentarsi da soli, anche se vista la loro dinamicità gli esperti erano quasi sicuri che fosse così. Anche perché, spiega il direttore del Parco, “Amarena nella precedente cucciolata aveva avuto quattro figli ed era impensabile che li nutrisse tutti e quattro con il suo solo latte”.

L’ultimo avvistamento dei cuccioli è avvenuto in un luogo interno al Parco: “Per ora si sono allontanati dall’area del Fucino, molto più antropizzata e quindi maggiormente pericolosa”, spiega l’Ente. L’home range a cui sono stati abituati dalla mamma, però, “è molto ampio e ricomprende sia zone più selvagge del Parco, sia zone più antropizzate, fuori Parco, come la stessa San Benedetto dei Marsi”.

Come salvare i cuccioli di Amarena: l’appello del Parco

Purtroppo, i cuccioli di Amarena sono ancora in serio pericolo: le possibilità di sopravvivenza non sono alte, spiega il Parco, e “le insidie, anche naturali (interazioni con altre specie), sono molte”.

“Qualsiasi disturbo e/o interferenza di origine antropica potrebbe causare l’allontanamento dei cuccioli da aree idonee e una loro nuova separazione”, spiega il Parco.

La situazione è ancora molto delicata: per salvare i cuccioli di Amarena ognuno deve fare la sua parte, perciò il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ha deciso di lanciare un appello.

“Chiediamo di mettere da parte la curiosità spasmodica”, si legge nella nota, “rinunciando a qualunque idea di andare a vedere come e dove stanno e di non intralciare in alcun modo le operazioni di monitoraggi”.

In caso di avvistamento fortuito, non tentare per alcun motivo di avvicinarsi ai cuccioli “ma segnalare prontamente il luogo al Servizio di Sorveglianza del Parco (Tel 0863/9113241) o ai Carabinieri”.

Traffico di veicoli e incontri sbagliati sono i maggiori pericoli per i cuccioli: perciò è di fondamentale importanza procedere a basse velocità lungo tutte le strade che collegano l’area meridionale del Fucino con il Parco, oltre che nelle aree interne dell’area protetta.

Nelle ore immediatamente successive al fatto, ricorda l’Ente in una nota del 3 settembre, la zona è stata “presa d’assalto da curiosi di ogni tipo, con veri e propri raid lungo le strade del paese e non solo”. “Comprendiamo pienamente la preoccupazione dei media, come quella dei cittadini e delle cittadini”, spiega il Parco, “ma di certo non sarà la curiosità egoriferita a dare un futuro a questi orsi”.

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