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La frittura di paranza è a rischio in Italia: le nuove regole

Nuove regole dell'Unione Europea potrebbero mettere a rischio piatti tipici della tradizione culinaria italiana come la famosa frittura di paranza

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Un nuovo Piano di azione della Commissione europea potrebbe mettere a rischio il destino di alcuni piatti della cucina italiana come la frittura di paranza. Nel mirino dell’UE, infatti, ci sono nuove regole che prevedono di eliminare la pesca a strascico nei mari.

Nuove regole UE mettono a repentaglio la frittura di pesce in Italia

La frittura di paranza è un piatto della tradizione culinaria italiana così chiamata per la caratteristica barca (la paranza) usata per pescare i pesci di piccolo taglio che compongono il piatto. La paranza, infatti, è un’imbarcazione che per forma e conformazione è sempre stata utilizza per la pesca di fondo mobile che attraverso l’uso di reti sul fondale del mare permette di catturare pesci come gamberi, scampi, triglie e naselli. Questi sono i pesci che compongono  la famosa frittura di paranza o frittura di pesce italiana e molti altri piatti tipici.
L’Unione Europea ha però da poco condiviso un “action plan” al momento senza alcun valore legislativo effettivo che indica i principali obiettivi che gli Stati Membri devono perseguire in materia di pesca e ambiente. Questo pacchetto, composto da diverse comunicazioni e una relazione sulla pesca sostenibile, ha fatto innervosire molti pescatori e professionisti del settore e preoccupare molti italiani.
Stando a quanto proposto dalla Commissione UE, infatti, si vorrebbe abrogare  la pesca a strascico gradualmente entro il 2030 nelle zone marine che sono soggette a protezione e non consentirla in nessuna area di nuova istituzione.
In questo modo nelle tavole degli italiani si rischia di non vedere più piatti come appunto la frittura, le tartare di gamberi o altri cibi a base di piccoli pesci per la maggior parte catturati con questo metodo. Oltre a questo, il pacchetto sul tavolo annuncia misure per ricompensare maggiormente le pratiche sostenibili legate alla pesca come aumentare la selettività delle catture e migliorare la trasparenza nel conferimento delle quote pesca.

Le preoccupazioni dei pescatori riguardo le nuove norme UE

Dopo il provvedimento approvato in Puglia che vieta la pesca dei ricci di mare per tre anni, questa nuova norma europea sulla pesca di fondo mobile potrebbe colpire il lavoro di molti pescatori italiani. Nei giorni scorsi molti pescherecci hanno protestato contro questa nuova proposta legislativa e hanno suonato le sirene in mare per esprimere la loro contrarietà ad aggiuntive restrizioni sulla pesca a strascico, già largamente regolamentata.

Una conseguenza che molti professionisti del settore ittico intravedono se questa nuova regolamentazione UE dovesse entrare in vigore riguarda l’importazione di pesce dall’estero. Se i pescatori italiani non saranno più in grado di rifornire il prodotto sarà necessario importare il pesce da paesi extra UE dove non sono in vigore regole così stringenti. Come riporta ANSA queste preoccupazioni sulle nuove norme sono state espresse da Paolo Tiozzo, vicepresidente di Fedagripesca – Confcooperative: “Per soddisfare le richieste del mercato non ci sarà altro modo che aumentare l’import da Paesi extra comunitari che lavorano con regole diverse e non rispettano i nostri stessi rigidi protocolli in termini di sicurezza e sostenibilità”.

Secondo quanto riporta Fedagripesca, inoltre, se questa regolamentazione entrasse in vigore causerebbe numerose insoddisfazioni anche tra i consumatori italiani che sembrano essere molto attenti riguardo l’origine dei prodotti ittici acquistati. Al momento nessuna decisione è stata presa e per avere delle risposte concrete sul futuro della pesca italiana ed europea bisognerà attendere due importanti incontri: una riunione dei ministri agri-pesca dall’11 al 13 giugno a Stoccolma e un Consiglio il 26 e 27 giugno a Lussemburgo.

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