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Annegamenti in Italia: il problema delle barriere antierosione

I decessi in Italia per annegamento in mare rimangono ancora molti e secondo gli studiosi parte della causa sarebbero le barriere antierosione

Pubblicato:

Martina Bressan

SEO copywriter e Web Content Editor

Appassionata di viaggi, di trail running e di yoga, ama scoprire nuovi posti e nuove culture. Curiosa, determinata e intraprendente adora leggere ma soprattutto scrivere.

Nonostante i numeri siano in diminuzione, i morti in Italia per annegamento rimangono ancora molti. Secondo studi recenti di alcuni esperti la principale causa di annegamento in mare sarebbe connessa alle correnti di ritorno create dalle barriere antierosione.

Troppi casi di annegamento in Italia

Il 25 luglio è stato proclamato dalle Nazioni Unite il “World Drowning Prevention day”, ovvero la Giornata Mondiale della Prevenzione dell’Annegamento. Su questo tema, molto sentito a livello internazionale, in Italia lavora da tempo l’Istituto Superiore di Sanità. In questa giornata molte località Bandiera Blu si impegnano a organizzare iniziative volte a sensibilizzare e fare informazione su come prevenire gli annegamenti in mare e non solo.

Secondo i dati forniti da ‘La Repubblica’ in Italia ogni anno annegano circa 400 persone e la metà di queste solitamente perde la vita in mare, 35 nei fiumi e nei laghi, da 25 a 30 nelle piscine e circa 10 nei canali. Nonostante rispetto a quarant’anni fa, quando si contavano più di mille vittime per annegamento all’anno, i numeri siano diminuiti i dati preoccupano ancora. Basta solo pensare che solo a metà luglio ha perso la vita in un misterioso incidente un uomo in Liguria presso il lago di Giacopiane, un bacino nel Comune di Borzonasca in provincia di Genova.

Il problema delle barriere antierosione

Dati sull’annegamento alla mano, l’Italia, così come altri paesi, si sta impegnando a sviluppare piani di prevenzione. In particolare, un team speciale dell’Istituto Superiore di Sanità sta analizzando la situazione e redigendo un report sui decessi per annegamento e le principali cause.

Di questo speciale team fa parte Enzo Pranzini, docente di Dinamica e difesa dei litorali all’università di Firenze, specializzato in erosione costiera, ed esperto del tema con molte pubblicazioni attive. Il professore ha dichiarato come i numeri reali sui decessi per annegamento non siano facilmente estrapolabili. Le sue spiegazioni sono riprese da ‘La Repubblica’: “Le dimensioni reali di questa tragedia non sono facili da determinare in quanto i numeri ufficiali spesso dimenticano chi muore alcuni giorni dopo l’incidente e anche perché le cause del decesso non sempre sono di facile identificazione.”

A queste dichiarazioni si uniscono quelle di Giorgio Pezzini, ex direttore tecnico della Società Nazionale di Salvamento, che spiega come molte volte la causa degli annegamenti siano le barriere antierosione. Studiando la materia gli scienziati si sono resi conto del ruolo negativo che possono avere queste barriere apparentemente innocue. Queste opere che sono pensate a difesa della costa in realtà possono essere un pericolo per chi nuota. È stato, infatti, studiato che creano delle correnti di ritorno che possono mettere in forte difficoltà i bagnanti e deviarli in acque profonde e mosse.

Le spiegazioni di Pezzini in merito si leggono sempre su ‘La Repubblica’ che cita alcuni dati sugli annegamenti in Toscana: “Nel periodo 2016-2021 in Toscana ci sono stati 92 casi di annegamento, la media è quindi di 15 casi l’anno per ogni stagione balneare lungo i 199 chilometri balneabili sui 442 complessivi delle nostre coste. Sulle spiagge si annega per ragioni diverse ma la principale è legata alle correnti di ritorno create dalle barriere antierosione che sono causa di 5 annegamenti in media ogni estate, a fronte di 8-9 casi di malore che riguardano soprattutto gli ultrasessantacinquenni.”

La causa, quindi, di molti decessi per annegamento sarebbe da imputare anche a queste barriere note come “pennelli”. Queste dovrebbero proteggere la spiaggia dall’erosione ma in realtà la corrente di ritorno che creano può essere pericolosa perché può portare una persona al largo e in acque molto profonde. In molti casi, infatti, poi i bagnanti non riescono più a rientrare a riva e rischiano così di morire annegati.

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