Specie aliene: è la volta del pesce pappagallo, esemplari pescati in Sicilia
I pesci alieni, secondo le teorie degli studiosi, sono stati trasportati nelle acque del Mediterraneo nelle stive della navi da carico
Quando i pescatori impegnati in una battuta di pesca nei pressi di Portopalo hanno tirato su le reti non volevano crederci: incastrati tra le maglie delle reti, ancora dimenanti, c’erano dei veri e propri alieni, degli estranei del nostro mare, pesci mai visti in provincia di Siracusa e nemmeno in tutto il Mediterraneo. Grossi, neri, dall’aspetto decisamente minaccioso, sicuramente inusuale. Dopo lo stupore, la curiosità ha spinto i pescatori a chiamare persone esperte per tentare di capire i motivi della strana presenza.
Contattato il Museo di Storia naturale di Comiso l’arcano è stato immediatamente svelato: nella rete dei pescatori è finito un raggedfin parrotfish, il pesce pappagallo che solitamente nuota nelle acque dell’oceano Indiano e Pacifico, precisamente nel Mare delle Andamane, nello Sri Lanka, ma anche nell’Australia occidentale e in Indonesia.
Gianni Insacco, paleontologo e naturalista, e Bruno Zava, esponente degli studi ambientali di Palermo non hanno avuto dubbi: questi strani pesci non hanno effettuato un’improbabile migrazione dall’oceano fino al Mediterraneo, attraverso il Canale di Suez o lo Stretto di Gibilterra, né sono scappati da qualche acquario o allevamento specializzato in specie esotiche.
La teoria più accreditata per la loro presenza nel Mediterraneo ritiene che questi nuovi ospiti del “mare nostrum” siano giunti nelle acque siciliane tramite le navi che utilizzano l’acqua di mare per garantire l’assetto del galleggiamento. Le grandi navi da carico, specializzate nel trasporto di container, legname, indumenti e altri prodotti provenienti dall’Asia, sono soliti riempire le stive di acqua dopo lo scarico delle merci, per bilanciare il peso delle mastodontiche imbarcazioni. Evidentemente, non di rado, capita che qualche pesce di mari lontani rimanga intrappolato nelle navi che tornano in Europa e vi rimanga incredibilmente in buona salute, nonostante le operazioni di sterilizzazione che subiscono le navi non dovrebbero consentire la sopravvivenza di nessuna forma di vita.
Un dettaglio tutt’altro che trascurabile se si pensa che anche solo pochi esemplari di questi pesci alieni potrebbero sconvolgere l’intero ecosistema marino, che si poggia su un equilibrio sempre più instabile. Molluschi, crostacei, alghe, copepodi, celenterati, secondo le stime sono centinaia le specie appartenenti a ecosistemi lontani migliaia di miglia marine che vengono rigettate nei mari europei, una vera bomba pronta a scoppiare e devastare gli equilibri già instabili dei mari italiani.