Selvaggia Lucarelli e non solo: perché Milano ha perso l'incanto
Considerata per anni un'eccellenza italiana, oggi la città di Milano sta perdendo il suo fascino: le critiche di Selvaggia Lucarelli (e non solo)
Capitale della moda, degli affari, del lusso: la città di Milano è una delle più all’avanguardia nel nostro Paese, una vera eccellenza che si distacca nettamente dalle altre e si avvicina molto più al resto d’Europa. O forse non è più così? Di recente, sono molte le critiche arrivate da personaggi popolari, che hanno vissuto (e stanno vivendo) i cambiamenti di una grande città, spesso in negativo. Tra i punti a sfavore per Milano, ci sono sicuramente i costi degli affitti, il traffico, l’inquinamento e la sanità. Insomma, il capoluogo lombardo sta diventando via via sempre più invivibile.
Selvaggia Lucarelli, le critiche a Milano
Solo qualche giorno fa, Selvaggia Lucarelli ha scritto un lungo post sui suoi canali social: si tratta di una critica alla città di Milano, che lei stessa ha vissuto per 14 lunghissimi anni, e che ora sta pensando di abbandonare. “Sono in affitto e non comprerò casa qui. È una conclusione amara, sulla scia di un disamoramento graduale e malinconico, di quelli da matrimonio sfibrato, in cui vuoi ancora bene a qualcuno, ma non lo ami più. Ecco, io voglio bene a Milano, ma l’incanto è finito” – ha affermato la giornalista. Che cosa le ha fatto pian piano cambiare idea?
Un ruolo di spicco lo ha avuto sicuramente il costo della vita, che nel capoluogo lombardo è aumentato notevolmente. In particolare, si parla dei prezzi degli affitti e della spesa esorbitante che una famiglia dovrebbe affrontare per poter acquistare una casa in città. Le cifre sono davvero alte: si aggirano attorno ai 3.000/4.000 euro al mese per un affitto. E se si vuole comprare un appartamento di 150 mq, anche se fuori dal centro, non si possono spendere meno di 750/800mila euro. “È una cifra folle, che difficilmente potrà mai essere un investimento” – ha spiegato Selvaggia.
È poi la giornalista a parlare di gentrificazione, ovvero quel processo di trasformazione di un quartiere popolare in uno di pregio: questo fenomeno si sta facendo sempre più importante a Milano, rendendo difficile trovare un affitto a prezzi ragionevoli anche in quelle zone che fino a pochi anni fa erano snobbate dalla popolazione più ricca (quando non addirittura considerate malfamate). Un problema particolarmente sentito dalle classi medie e da alcune fasce deboli come gli studenti fuori sede e i lavoratori che vengono da altre regioni. Ma c’è molto di più, dietro questo progressivo – e nemmeno troppo lento – disamoramento verso la città di Milano.
Dall’inquinamento alla sanità: i problemi di Milano
Vivere nella città della Madonnina diventa sempre più difficile. Milano è la quinta metropoli più inquinata al mondo, ed è tra le più trafficate a livello globale. In fatto di sicurezza, ci sono aree (come la Stazione Centrale) che soffrono notevolmente e negli ultimi anni si è visto un aumento della micro e della macro criminalità. E i trasporti pubblici sembrano fare acqua da tutte le parti, con un incremento nei costi e quell’intenzione – che aleggia ormai da tempo – di ridurne la frequenza. Sul fronte della sanità, infine, i problemi emersi durante l’emergenza Covid sono tutt’altro che arginati.
Sembra particolarmente azzeccata l’analisi della saggista Anna Momigliano, che sulle pagine di “Rivista Studio” ha affermato: “Ci siamo finalmente accorti che il problema della Milano che corre non è che lascia indietro, è che non corre mica così tanto. Questa storia di Milano come isola felice, ‘altro’ rispetto al Paese che sprofonda, non convince più. Cosa sia successo e quando, di preciso, non saprei dirlo. Forse c’è passata l’ubriacatura post-Expo, forse ci siamo accorti che lo stacco, in peggio, tra Milano e il resto d’Europa è più grande dello stacco, in meglio, tra Milano e il resto d’Italia”.