Ristoranti italiani: chi ha perso e chi ha guadagnato una stella Michelin
Cracco e Sadler perdono una stella, mentre i ristoranti che di stelle ne hanno tre – in Italia – salgono a nove: ecco le novità della nuova Guida Michelin
L’edizione 2018 della celebre – e temutissima – Guida Michelin è uscita. E ha portato con sé qualche sorpresa, non sempre in positivo. Ci sono ristoranti che hanno perso una stella, e c’è chi invece l’ha guadagnata. Tra i primi, troviamo due nomi che – tra gli addetti ai lavori – hanno destato un po’ di stupore. Carlo Cracco – che ha da poco inaugurato il suo nuovo ristorante insieme a Lapo Elkann – e Claudio Sadler sono stati “declassati”, mentre il St. Hubertus di San Cassiano in Val Badia (provincia di Bolzano) è il nuovo ristorante tre stelle d’Italia. Ma non sono solo queste, le novità della 63° edizione della guida. Che ha portato a 356 i ristoranti stellati del Paese, con un dato davvero interessante: un ristorante su tre, tra quelli presenti nella Rossa, è guidato da talentuosissimi under 35.
I ristoranti a tre stelle sono stati tutti confermati, ma con una novità. Agli 8 già in elenco (Piazza Duomo ad Alba, Da Vittorio a Brusaporto, Dal Pescatore a Canneto sull’Oglio, Reale a Castel di Sangro, Enoteca Pinchiorri a Firenze, Osteria Francescana a Modena, La Pergola a Roma e Le Calandre a Rubano), si è infatti aggiunto il St. Hubertus. E non è un riconoscimento da poco, se si pensa che – in tutto il mondo – i tre stelle Michel sono poco più di un centinaio. In cucina, nel ristorante di San Cassiano, c’è Norbert Niederkofler, tra i massimi esponenti della gastronomia sostenibile: i suoi piatti sono delle vere e proprie storie, in cui protagoniste sono la natura e le montagne. Per uno Chef che sale, ce n’è uno che scende. È il caso di Carlo Cracco. La motivazione? Pare ricondursi al cambio di location del suo ristorante che – da via Victor Hugo – si sposterà, ma con un concetto tutto nuovo, in Galleria (sempre a Milano). Una delle regole della Guida Michelin, infatti, è l’impossibilità di ereditare le stelle dalle passate attività, in caso si cambi la sede, lo chef o la gestione.
Ma non è solamente Cracco, ad aver perso una stella Michelin. Declassati sono stati anche la Locanda Severino di Caggiano, il Petit Royal di Courmayeur, il Pascia di Invorio, All’Acquacotta di Saturnia e l’Approdo di Vibo Valentia. Ma tanti sono quelle che, invece, l’hanno guadagnata: in Lombardia ce l’hanno fatta in 7 (di cui 4 a Milano), portando il numero di ristoranti stellati della regione a 63. Seguono Campania (41), Piemonte (40), Veneto (38) e Toscana (35). Tra le città, le più titolate sono Roma (25), Napoli (23) e Milano (20). Ed è proprio a Milano che Andrea Aprea, Chef del Vun, ha guadagnato la sua seconda stella, grazie alla tradizione italiana – prevalente partenopea – rivisitata in chiave innovativa. Salgono a due stelle anche Alberto Feccani del Magnolia di Cesenatico, con la fantasia ad esaltare le materie prime del territorio, e Matteo Metullio del La Siriola di San Cassiano: il 28enne Chef è uno dei più grandi talenti italiani, e si distingue da tempo per la sua capacità di accostare sapori fuori dal comune, messi in risalto da materie prime di eccezionale qualità.
I nuovi ristoranti stellati della Guida Michelin 2018 sono 22: a cominciare dal milanese Contraste, guidato da Matias Perdomo, e – sempre a Milano – il Trussardi alla Scala di Roberto Conti e l’Essenza di Eugenio Boer. Una stella, e il conseguente nuovo ingresso nella Rossa, anche per La Terrazza di Fabio Ciervo, il Refettorio di Bob Christoph, il La Serra di Luigi Tramontano, il Cum Quibus di Alberto Sparacino, la Locanda del Borgo di Luciano Villani, All’Oro di Riccardo di Giacinto, il Tardomatto di Adriano Baldassarre, il Villa Giulia di Maurizio Bufi, il Culinaria di Manfred Kofler, il Florian Maison di Umberto De Martino, l’Undicesimo Vineria di Franceasco Brutto, il Larossa di Andrea Larossa, l’Osteria Arborina di Andrea Ribaldone, il Poggio Rosso di Fabrizio Borraccino, l’Osteria Perillà di Marcello Corrado, il D.One Restaurant di Davide Pezzuto, il Glam di Donato Ascani e Enrico Bartolini, il Berton al Lago di Raffaele Lenzi e Andrea Berton e lo Stube Gourmet di Alessio Longhini.