L'orto marziano made in Italy aiuterà la colonizzazione dello Spazio
Con la missione "Hort Extreme" Enea, Asi e università di Milano sperimentano la possibilità di produrre cibo direttamente sul pianeta rosso
Presto sarà possibile mangiare insalate, patate e altri ortaggi nello Spazio, in orbita sulla Stazione Spaziale orbitante o addirittura anche su Marte il giorno in cui inizieremo a colonizzarlo. L’Italia è in prima fila con le sperimentazioni con il progetto Amadee 18. Una vera e propria simulazione di sbarco sul pianeta rosso che si è svolta in Oman, nella Penisola Arabica, un territorio desertico, abbastanza vicino alle condizioni proibitive del quarto pianeta del sistema solare, sogno di conquista per un’intera generazione di astronauti.
La missione, con un grande contributo della tecnologia italiana, si è conclusa lo scorso 1 marzo. I cinque astronauti coinvolti hanno portato a termine 15 esperimenti finalizzati ad analizzare la possibilità di sopravvivenza nel caso di sbarco sul pianeta. Al cibo ci ha pensato l’Italia con un orto tecnologico realizzato da ENEA, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana e l’Università degli Studi di Milano. Uniti per portare a termine il progetto “HortExtreme“.
I ricercatori coinvolti nell’esperimento hanno allestito all’interno di una tenda gonfiabile una camera di crescita per realizzare l’esperimento di colitvazione delle piante. L’esperimento della serra italiana è fondamentale non solo per conoscere le reali possibilità di produzione di cibo su un altro pianeta, ma anche i consumi che tale impresa comporterà, analizzarne la produttività in modo da capire quali piante si possono adattare meglio alle condizioni proibitive di crescita forzata all’interno di una serra da realizzare sulla superficie di Marte.
Le verdure prescelte sono state l’amaranto, il cavolo cappuccio, la senape e il ravanello, tutte microverdure “rosse” selezionate tra quelle che hanno un ciclo di coltura di 15 giorni, ideale per la raccolta di cibo su un pianeta distante milioni di chilometri dalla terra dove è necessario produrre grandi quantità di cibo in poco tempo, per consentire la sopravvivenza dei primi pionieri che raggiungeranno Marte.
Alimentazione di alta qualità, con un sistema di coltivazione fuori suolo con riciclo dell’acqua (sistema idroponico) e senza l’uso di pesticidi e agrofarmaci, queste le tecnologie coinvolte per consentire agli astronauti che metteranno per la prima volta piede sul pianeta rosso di potersi nutrire con cibo sano e genuino.