"Napoli sembra una favela": è bufera sull'influencer americano
Un influencer americano girando per alcuni vicoli storici di Napoli ha paragonato alcune area alle favelas brasiliane attirandosi molte critiche
Napoli è una città unica per fascino, storia e accoglienza, con quartieri vivaci che conquistano viaggiatori da tutto il mondo. Recentemente, però, un travel blogger americano noto come “Passport Papi USA” (@passportpapi.usa) ha visitato la città partenopea e alcuni suoi contenuti hanno provocato diverse polemiche. L’influencer americano, infatti, sui social non solo ha criticato degli aspetti di Napoli ma ha anche paragonato alcuni suoi quartieri alle “favelas” brasiliane.
Influencer americano paragona Napoli alle favelas brasiliane
Famosa per la pizza, il ricco patrimonio storico e culturale e il suo folclore Napoli è una città unica al mondo. In questi giorni, il capoluogo campano è di nuovo al centro di diverse discussioni. Protagonista non è più la scultura di Gaetano Pesce ma il contenuto pubblicato sui social dal travel blogger americano noto come “Passport Papi USA”. Il viaggiatore, infatti, ha condiviso video su Instagram e TikTok riguardo vari angoli di Napoli che a suo dire gli hanno ricordato le favelas di Rio de Janeiro. Le sue parole sotto il video: “Molti quartieri di Napoli, in Italia, sembrano essere molto simili a quelli delle favelas in Zona Sul a Rio De Janeiro in Brasile”. Nei filmati ha evidenziato alcune problematiche della città come le auto parcheggiate disordinatamente lungo stradine strette e i cassonetti dell’immondizia traboccanti di rifiuti. Il suo profilo è seguito da oltre 100.000 follower su Instagram e da più di 10.000 seguaci su TikTok per questo i suoi contenuti hanno avuto molta risonanza.
In un altro post ha definito la città “caotica” dopo aver filmato su Piazza Dante il transito di molti motorini con persone senza casco e il poco ordine presente nell’area. Nel video registrato durante una passeggiata serale per il centro di Napoli ha affermato che la città avrebbe bisogno di una “presenza militare” per mantenere l’ordine: “Ci sarebbe bisogno della presenza militare qui per mantenere le cose in ordine. Le persone sono gentili, ma vedere i bambini fumare e bere… Poi è un po’ caotica, devi spesso schivare le cose. Vieni a Napoli, in Italia e questo è quello che vedrai”.
Nonostante il giudizio sulle condizioni della città, il travel blogger ha però affermato di aver apprezzato la sua cucina. In particolare, oltre alla pizza sono piaciuti molti piatti tradizionali e il pesce fresco. L’uomo, infatti, si è recato anche a Sorrento dove ha mangiato un piatto a base di pesce, della burrata e ha assaggiato il Limoncello Spritz. In questo caso, l’influencer nel video si è complimentato per il cibo, l’ospitalità e il servizio.
Reazioni e risposte degli utenti sui social
I contenuti pubblicati da “Passport Papi USA” sui social hanno aperto subito molte discussioni dato che la reazione degli utenti non si è fatta attendere. In molti hanno difeso Napoli, sottolineando che le sue architetture non sono affatto baraccopoli o favelas, ma palazzi ed edifici storici. Una follower ha commentato: “Le favelas sono baracche, povera gente. Questi sono tutti palazzi del Seicento e del Settecento, spesso nobiliari”. Altri, invece, hanno risposto in modo più critico: “Prova a camminare di notte a Chicago”. La risposta del travel blogger non si è fatta attendere ed è stata altrettanto diretta. L’uomo ha rivendicato la sua esperienza di viaggiatore e ritiene legittimo il paragone dopo aver visitato la zona delle favelas brasiliane.
Queste dichiarazioni accendono un dibattito sempre attuale sul tema delle città italiane raccontate dagli influencer. Non è la prima volta, infatti, che turisti stranieri con molto seguito criticano località italiane. In precedenza, ad esempio, una influencer americana aveva pubblicato un video su Tik Tok in cui raccontava quanto fosse difficile e complesso visitare la Costiera Amalfitana. La donna scoraggiava altri visitatori dal pianificare il viaggio dato che lamentava non solo che la zona è difficile da raggiungere ma anche la mancanza di infrastrutture.