Morlupo, il borgo che non ha paura dei lupi
A Morlupo, borgo in provincia di Roma, parte una campagna che mira a salvaguardare i lupi, animali fondamentali per l'equilibrio della natura
C’è un piccolo borgo del Lazio di quasi 9 mila abitanti che non ha paura dei lupi: si chiama Morlupo e si trova in provincia di Roma, lungo la via Flaminia.
Proprio da Morlupo è partito un appello per la salvaguardia dei lupi, animali simbolo della natura italiana. Andrea Lunerti, documentarista, escursionista e cittadino di Morlupo, si è schierato in favore dei lupi, una specie fondamentale per mantenere in equilibrio il sistema ambientale. Seppur con quale eccezione, come il lupo che ha morso un turista a Otranto, tendenzialmente i lupi non attaccano l’uomo, ma preferiscono animali come capre, pecore, oche e conigli.
Con l’abbandono di molti campi agricoli, diverse terre sono diventate incolte e hanno favorito la discesa dei lupi dall’Appennino. A contribuire alla presenza di questi animali è stato anche l’aumento vertiginoso dei cinghiali, in particolar modo per l’introduzione di una specie ungherese che ha moltiplicato la produzione.
I lupi rappresentano una specie protetta e la loro presenza a Morlupo, dopo anni di caccia, è aumentata. Nelle profonde gole a pareti verticali che circondano il borgo in provincia di Roma, sono spuntate diverse trappole notturne che hanno permesso di individuare la presenza di un gruppo di lupi. A Morlupo vogliono proteggere i lupi, continuando l’azione di tutela nei confronti di animali a rischio come i tassi e gli istrici.
Il sindaco del paese, Ettore Iacomussi, appresa la notizia, si è subito attivato per difenderli. Il primo cittadino è in costante contatto con l’assessorato all’ambiente della Regione Lazio e ha chiesto, in via ufficiale, un aiuto concreto per tutelare gli esemplari di lupo presenti sul territorio e rimborsare gli allevatori, qualora i loro animali venissero predati dai lupi.
C’era un tempo in cui a i lupi venivano cacciati con regolarità anche nel comune del Lazio. Una volta, infatti, esisteva il mestiere del “luparo” che, stipendiato per metà dallo stato e per metà dal Comune, aveva come compito quello di dare la caccia a questi animali. L’attività era talmente radicata in tutta Italia che negli anni ’70 la specie è stata dichiarata in via d’estinzione.
Successivamente, grazie a una lunga campagna di riabilitazione, i lupi hanno iniziato a diffondersi lentamente, raggiungendo però numeri ancora molto limitati. Nonostante diverse iniziative di salvaguardia, secondo i dati forniti dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ogni anno il 15-20% dei lupi presenti sul territorio italiano viene ucciso con bocconi avvelenati, a colpi di fucile o a causa di investimenti stradali.