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Arte & Cultura

Milano, all'Ambrosiana torna a brillare il Cartone di Raffaello

Il più grande cartone rinascimentale a noi pervenuto torna visitabile dopo un lavoro di restauro durato ben quattro anni

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I lavori di restauro sono durati ben 4 anni, ma dal 27 marzo è tornato a splendere alla Biblioteca Ambrosiana il “Cartone preparatorio della Scuola di Atene” di Raffaello.

L’opera in questione è il più grande cartone rinascimentale a noi pervenuto (misura 2,85 metri per 804 centimetri), ed è stata interamente realizzata da Raffaello come disegno preparatorio, a grandezza naturale, dell’affresco ”La scuola di Atene”, che decora la stanza della Segnatura in Vaticano.

Per valorizzare al meglio il Cartone, e mettere in evidenza il grande lavoro di restauro che su esso è stato compiuto, è stato studiato alla Biblioteca Ambrosiana un nuovo  allestimento, curato dall’architetto Stefano Boeri. La sala che lo ospita, quindi, è diventata un vero e proprio spazio didattico, in cui i visitatori possono imparare a contatto con l’opera. All’ingresso, su un muro virtuale vengono spiegate tutte le figure che compongono il disegno, mentre al centro dello spazio campeggia un grande tavolo in rovere massiccio di 150 anni. A coprire il Cartone, c’è un vetro unico, antiriflesso, che offre la possibilità di visioni a distanze diverse.

Gioiello indiscusso del Rinascimento, l’opera è composta da circa 210 Fogli Reali (44 x 60 cm) uniti insieme, sui quali fu passata della colla animale e poi disegnate le figure a carboncino per mano di Raffaello. Il disegno ritrae al centro la comunità di sapienti antichi e moderni, inquadrati in un’architettura che ricorda un progetto del Bramante. In basso ci sono le scienze empiriche, con Euclide ritratto con le sembianze del Bramante. In alto, spazio invece  ai filosofi, con al centro Platone, dipinto con le sembianze di Leonardo, e Aristotele, identificabile dal libro dell’Etica.

Il “Cartone preparatorio della Scuola di Atene” fu acquistato dal fondatore dell’Ambrosiana, Federico Borromeo, nel 1623 per la cifra astronomica di 600 lire. Dal 1626 l’opera è patrimonio della Biblioteca, ma nel maggio del 1796 venne requisita dai francesi, che la restaurarono e portarono al Louvre. Nel 1816 rientrò in Italia, e dopo essere stata messa al sicuro nel periodo delle due Guerre Mondiali, fu esposta nel 1966 con un allestimento curato da Luigi Caccia Dominioni. Nel 2014, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana diede inizio all’indagine e al restauro conservativo, fino alla nuova esposizione del 2019.

 

 

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