Lago Maggiore, chi pesca paga una tassa ai Borromeo come nel 1400
Per poter pescare sul Lago Maggiore si paga sin dal 1400 una particolare tassa aggiuntiva, che ancora oggi va versata alla famiglia Borromeo
Pescare sul Lago Maggiore è più costoso che nel resto d’Italia: i pescatori qui pagano, da secoli, una tassa aggiuntiva alla famiglia Borromeo, che dal 1400 detiene i diritti esclusivi di pesca su buona parte del secondo lago d’Italia.
Si tratta di un contributo di 50 euro l’anno per i dilettanti e di 3.500 euro per i pescatori professionisti che va versato al Principe Vitaliano Borromeo, erede degli antichi privilegi feudali sul lago.
La Borromea, la tassa sul Lago Maggiore
La tassa da pagare ogni anno alla famiglia Borromeo per poter pescare nelle acque del Lago Maggiore era un tempo nota come “Borromea”, e riguarda ancora oggi oltre il 50% del versante italiano del lago, coprendo un’area di circa 90 chilometri quadrati. I possedimenti dei Borromeo in questa zona si estendono quindi ben oltre le splendide Isole Borromee, arrivando a vantare diritti anche sulla popolazione ittica del Verbano.
Si tratta di un antico privilegio feudale che risale alla metà del 1400 ed è oggi nella completa disponibilità del Principe Vitaliano Borromeo, che lo ha ereditato nel 2015. I pescatori del Lago Maggiore non hanno mai smesso di pagare il tributo speciale ai Borromeo: ancora oggi, dopo secoli, qui la licenza di pesca sportiva costa 50 euro in più che nel resto d’Italia, e i pescatori professionisti sono tenuti a versare ai Borromeo, tramite la loro cooperativa, circa 3.500 euro a testa.
Un diritto che risale alla metà del 1400
Nel Medioevo, privilegi come quello dei Borromeo sul Lago Maggiore erano comuni in buona parte d’Europa. Nel corso dei secoli, questi diritti di origine feudale sono stati quasi tutti frazionati e donati perlopiù a chiese ed istituti religiosi.
Alla fine dell’Ottocento, la Legge italiana ha infine disposto che i diritti sulle acque passassero ai Comuni, ed è da allora che diamo per scontato che le acque di laghi e fiumi italiani siano di tutti, e che per pescare sia sufficiente una regolare licenza di pesca.
Quella del Lago Maggiore può apparire come una anomalia storica, eppure la Borromea è una tassa perfettamente lecita, regolata da un contratto che è stato aggiornato – senza essere messo in discussione – anche in epoca recente.
I diritti esclusivi di pesca su parte del Lago Maggiore appartengono al casato Borromeo da secoli, da “quando Filippo Maria Visconti concesse a Vitaliano I Borromeo la proprietà di Arona, Cannobio, Lesa del Vergante con tacita annessione dei diritti sulle acque e quindi sul lago”, spiega il Principe al ‘Corriere’.
Quanto vale la tassa dei Borromeo sul Lago
Tali diritti sono stati ribaditi nel 1931 da un decreto del ministro per l’Agricoltura, in cambio dell’impegno da parte della famiglia Borromeo di provvedere alla protezione del lago, “in primis alla tutela della fauna ittica”.
Diritti e doveri dei Borromeo sulle acque del Lago Maggiore sono stati poi confermati da una sentenza della Corte Costituzionale del 1973, che sottolinea gli “obblighi di conservazione e miglioramento della fauna ittica, sotto sanzione di decadenza”. Se venisse meno ai suoi doveri, in sostanza, la famiglia Borromeo potrebbe perdere i diritti acquisiti nel Quattrocento.
Il nobile casato dei Borromeo, che sul Lago possiede anche l’Isola Bella e i suoi splendidi giardini, esercita i propri diritti e doveri sulle acque del Verbano affittandoli alla cooperativa dei pescatori e a una sezione locale della Fipsas, la Federazione italiana pesca sportiva e attività subacquee, che si occupa di riscuotere il dazio dai pescatori della domenica e di gestire un servizio di guardia pesca aggiuntivo.
I Borromeo inoltre si occupano, nelle parole del Principe, di “programmi annuali di seminagioni e immissioni di avannotti” e partecipano al progetto di ricerca e ripopolamento insieme ai vari enti del lago, “per un valore di 10.000 euro annui per 5 anni”.
Conti alla mano, sul Lago Maggiore vengono emesse ogni anno tra le 600 e le 700 licenze per pescatori dilettanti e una decina di licenze professionali: ciò significa che il mantenimento dei diritti sul lago vale circa 76mila euro l’anno, una cifra che sembra piuttosto ininfluente, se si pensa che tra gli ultimi acquisti del principe-manager c’è una delle ville storiche più belle del Lago Maggiore.