La leggendaria Ogigia di Ulisse è l'isola che non c'è in Calabria
La leggendaria isola di Ogigia, dove Ulisse sarebbe stato tenuto prigioniero dalla ninfa Calipso, sarebbe in Calabria a largo della costa ionica
L’Italia è un paese dal patrimonio immenso, non solo storico e archeologico, ma anche mitologico. Da millenni, infatti, il nostro territorio è il palcoscenico di leggende e racconti epici, molti dei quali risalgono all’antichità classica. Tra questi, uno dei più affascinanti è quello dell’isola di Ogigia, il luogo mitico in cui Ulisse fu tenuto prigioniero dalla ninfa Calipso per sette lunghi anni. Nel corso del tempo, numerosi studiosi e appassionati hanno provato a identificare la leggendaria Ogigia con località reali del Mediterraneo. Si è pensato a Gozo, Pantelleria, Mljet in Dalmazia ma c’è una teoria tutta italiana che negli ultimi anni ha conquistato sempre più consensi. Ogigia potrebbe trovarsi in Calabria, proprio davanti alla costa jonica.
La leggendaria isola di Ogigia sarebbe in Calabria
Non è la prima volta che l’Italia viene collegata a miti legati all’Odissea. Lungo il territorio della nostra penisola sono molti i luoghi legati a storie e leggende. Si può partire con la Riviera di Ulisse, un luogo ricco di fascino nel Basso Lazio, che deve il suo nome all’eroe greco raccontato da Omero. La leggenda racconta che, durante il suo viaggio, Ulisse si sia fermato proprio in questo luogo, incantato dal richiamo della Maga Circe. C’è poi sempre nel Lazio il Monte Leano a Terracina che secondo alcuni sarebbe luogo legato alla figura del Ciclope. Di recente anche Lipari e Vulcano, sono state legate al viaggio di Ulisse dato che pare diverranno set di uno nuovo film di Nolan proprio sull’Odissea. Infine, c’è Ogigia
Secondo un’ipotesi, Ogigia sarebbe da identificare con l’antico Monte Sardo, un rilievo oggi sommerso che un tempo affiorava dal Mar Ionio. Questa teoria è legata a una scoperta avvenuta nel 1936, durante una spedizione condotta da una nave della marina militare italiana. Di fronte al piccolo comune di Amendolara, in provincia di Cosenza, venne individuata la sommità del monte sommerso: la cosiddetta Secca di Amendolara. Da allora, molti studiosi hanno collegato questa formazione geologica all’isola mitica descritta da Omero nell’Odissea. L’ambiente sottomarino, ricco di biodiversità, sembra essere un luogo fuori dal tempo: un’oasi naturale protetta dove si trova la posidonia e natura incontaminata.
Le aragoste della Secca di Amendolara: un tesoro nascosto
Oltre al fascino mitologico, la Secca di Amendolara è diventata famosa negli ultimi anni per un motivo molto più concreto: le aragoste. Qui vive quella che molti esperti considerano la migliore popolazione di aragoste d’Italia. Si tratta di esemplari di altissima qualità, cresciuti in un habitat incontaminato, lontano da porti, scarichi e attività industriali, grazie anche al fatto che la zona è stata dichiarata parco marino protetto. Il metodo di pesca è tradizionale e sostenibile: si utilizzano nasse con esche naturali e la cattura è regolamentata da norme severe.
Solo le aragoste con carapace superiore ai 15 cm possono essere commercializzate, mentre quelle più piccole vengono rilasciate per garantire il ripopolamento. La stagione di pesca è limitata, da maggio a metà settembre, e ciò rende il prodotto ancora più raro e prezioso. A rendere queste aragoste uniche è la consistenza della loro carne, soda ma burrosa, e il gusto: un perfetto equilibrio tra dolcezza e sapidità, che riflette la purezza dell’ambiente in cui crescono. Per anni, queste delizie del mare sono rimaste un segreto custodito dai pescatori locali e servite solo nei ristoranti della zona.