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Italia sprecona: ecco le città che sperperano più soldi

Secondo il dossier redatto Confartigianato, la Capitale spreca quasi mezzo miliardo. Colpevole l'inefficienza dei servizi pubblici

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È un’Italia sprecona e poco accorta al portafoglio quella che emerge dal dossier redatto dall’ufficio studi della Confartigianato. Buona parte dei Comuni della Penisola tende a spendere molto di più di quanto potrebbe. 20 Municipi su 100, in Italia, sperperano i propri averi. Assorbono, in un buco nero di inefficienza il 30% della spesa complessiva destinata ai Comuni, senza restituire benefici per la collettività.

I soldi arrivano, ma vengono spesi male. Impressionante il dato della Capitale. A Roma, a causa del cattivo funzionamento della macchinosa burocrazia municipale, si spendono 546 milioni e 688 mila euro di troppo. Mezzo miliardo di ammanco. Spesi anche molto male. È quanto emerge dallo studio che evidenzia quanto siano scadenti i servizi offerti ai romani e a tutte le persone che lavorano nella città eterna. Le piaghe della capitale sono note a tutti: trasporti, cattiva gestione dei rifiuti e pessimo funzionamento della macchina amministrativa. Bubboni che rallentano e asfissiano una città da cui dovrebbero partire impulsi vitali per tutto il Paese e che invece stringono Roma e tutta l’Italia in una morsa di inefficienza.

È stato calcolato che un terzo degli sprechi nazionali si concentra proprio nella città del Colosseo. Le fanno compagnia anche Caserta, che spende il 40,9 % in più di quanto dovrebbe assieme a Reggio Calabria (40,5%) e Rieti (39,5%).

Fortunatamente, a controbilanciare segnali così evidenti di inefficienza, ci pensano comuni proverbialmente virtuosi come quello di Milano che risparmia, stando alle cifre divulgate dal dossier di Confartigianato, 139 milioni di euro l’anno. E c’è chi è anche più virtuoso come il comune di Vicenza che risparmia il 28.9% rispetto al proprio fabbisogno. Risparmiatrici anche Ascoli Piceno (15,2%), Monza (13%) e Verona (10%). Tra i comuni meridionali virtuosi spunta Andria che riesce a risparmiare oltre 2 milioni di euro l’anno.

E poi c’è Napoli che si trova in un limbo. Non spreca. Risparmia oltre 130 milioni di euro all’anno. Il problema, però, è che non fornisce ai cittadini quanto spetta. Stessa sorte che tocca a città come Bari, Matera, Teramo, Pescara e Crotone, che risparmiano parecchio solo perché non forniscono i servizi di cui ha bisogno il cittadino.

Niente a che vedere con città come Venezia, Mantova, Ferrara, Brescia, Perugia e Padova. Qui si spende tanto, anche più di quanto si dovrebbe, ma si restituisce alla collettività una qualità della vita al di sopra della media nazionale.

Un quadro sorprendente, che restituisce l’immagine di una Penisola spaccata, che cammina a diverse marce. Un mosaico che spiega il motivo per cui alcuni comuni stiano messi economicamente meglio di altri. In barba all’unità nazionale.

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