In Italia si lavora troppo: l'ipotesi settimana corta
Torna l'ipotesi della settimana corta in Italia, dove i 9,4% dei lavoratori dedica quasi 50 ore di settimana al proprio lavoro, più della media europea
Da tempo in Italia si parla della possibilità di introdurre la settimana lavorativa corta, una soluzione che consentirebbe ai lavoratori di svolgere le proprie mansioni in un arco temporale più ristretto e potrebbe portare diversi benefici alla forza lavoro.
Questa soluzione è già stata sperimentata all’estero, in maniera particolare in Gran Bretagna dove recentemente, un rapporto governativo, ha dato vita a un acceso dibattito: la maggior parte delle aziende che hanno aderito alla sperimentazione ha deciso di proseguire con l’esperimento. In totale sono circa 60 le aziende che hanno introdotto in via sperimentale la settimana corta in Gran Bretagna e in 18 di queste l’esperimento è diventato ormai una pratica permanente.
Settimana lavorativa corta in Italia: gli esperimenti
In Italia ci sono due gruppi che al momento stanno sperimentando la settimana lavorativa corta: Intesa Sanpaolo e Lavazza, quest’ultima eletta una delle migliori aziende al mondo del 2023. La soluzione è nata anche dalla necessità di riorganizzare il lavoro durante il periodo della pandemia di Covid-19, quando diverse aziende sono ricorse alla pratica dello smart working. Altri fattori che spingono verso la settimana corta sono la necessità di maggiore protezione per i lavoratori e quella del risparmio energetico negli uffici in seguito al caro bollette causato anche e soprattutto dalla guerra tra la Russia e l’Ucraina.
Intesa Sanpaolo, inserita tra le banche italiane più solide d’Europa, ha già riorganizzato il lavoro, introducendo un nuovo modello per i suoi 74.000 dipendenti. Una delle novità principali è proprio la settimana corta, formata da 4 giorni lavorativi da 9 ore ciascuno, per un totale di 36 ore lavorative alla settimana, a parità di retribuzione, su base volontaria e compatibilmente con le esigenze tecniche e produttive.
Adolfo Urso, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, in tempi non sospetti, aveva parlato così della possibilità di ridurre le ore di lavoro settimanali: “Sono disposto a riflettere partendo dalla realtà – si legge su Ansa – tutto va messo in sintonia con una saggia politica industriale, con l’obiettivo di aumentare la produttività e l’occupazione”. Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, sull’argomento ha spiegato che gli industriali sono disposti a sedersi e a ragionare, ma “Non in maniera ideologica, o vanno in crisi l’occupabilità e l’occupazione in Italia”.
Ore di lavoro alla settimana: la media in Europa
Secondo i dati forniti Eurostat, il 9,4% dei lavoratori italiani sfiora le 50 ore a settimana, a fronte del limite massimo di 48 ore settimanali fissato dalla convenzione dell’organizzazione internazionale del lavoro (Oil) nel 1919.
I dati Eurostat evidenziano le differenze tra i lavoratori italiani e quelli degli altri Paesi dell’Unione Europea: la Nazione con la percentuale più alta di coloro che lavorano più di 49 ore in una settimana è la Grecia, con il 12,6%. Percentuali più alte anche per gli irlandesi (9,1%), i portoghesi (9,4%) e i francesi (10,2%).
Il fenomeno del lavoro extra, a livello europeo, riguarda soprattutto gli autonomi. L’analisi Eurostat rivela che gli orari di lavoro prolungati sono molto più frequenti tra i lavoratori qualificati nei campi dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca, e anche tra i dirigenti. L’analisi si basa su lavoratori compresi in una fascia d’età che va dai 15 ai 64 anni e va a prendere in considerazione la media di ore di lavoro settimanali trascorse nell’impiego principale.