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In Calabria rinasce la via della seta grazie ai giovani

A Catanzaro, una cooperativa composta da giovani, punta a far rinascere l'antica via della seta nel segno dell'eco sostenibilità

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La gelsibachicoltura torna a diventare protagonista in Italia, sulle orme della via della seta calabra.

Costruire nuovi paradigmi etici ed economici recuperando quanto di buono la tradizione del passato ci ha tramandato. Farsi forza dell’energico spirito propositivo per elaborare nuovi modelli di crescita.
Sono queste le basi su cui Miriam, Domenico e Giovanna, tre giovani dallo spirito propositivo,  stanno forgiando le fondamenta per recuperare le tecniche della produzione della seta, che in Calabria, in pieno Medioevo, era fiorentissima, un vero e proprio snodo economico che attraverso la dedizione di tre giovani ragazzi adesso rinasce nel cuore del Sud Italia.

L’intera vita economica di Catanzaro, in passato, era completamente incentrata sulla produzione della seta. La importarono i Bizantini; i Saraceni, che spesso frequentavano queste terre, affinarono le tecniche che vennero infine perfezionate nel periodo in cui nel sud Italia c’erano i Normanni e gli Svevi. L’intera popolazione della città calabra era impegnata nell’industria serica e non era inconsueto notare in strada persone vestite con preziosissimi abiti di damasco, talmente erano diffusi all’epoca in queste zone.

Catanzaro viveva per la seta: ampi terreni erano dedicati alla coltivazione del gelso, piante delle cui foglie i bachi sono proverbialmente ghiotti.
Bachicoltura e filatura della seta divennero un’eccellenza, facendo di Catanzaro una della città più importanti al mondo per la produzione del preziosissimo filamento.

Presso San Floro, paesino situato a pochi chilometri dal Golfo di Squillace, un gruppo di volenterosi ragazzi, armati di coraggio e buona volontà, ha richiesto nel 2013 la gestione di 5 ettari di terra utilizzati in passato per l’allevamento del baco da seta. Obiettivo? Far rifiorire lì dove era lussureggiante e rigogliosa l’antica arte serica l’economia incentrata sulla bachicoltura che nel cuore del Medioevo rese la città calabra famosa in tutto il mondo. Dopo anni di sacrifici e assimilazione di tecniche dagli esperti del luogo il sogno si sta tramutando in realtà.

Il nuovo gelseto è un coacervo di virtuosismi: è rispettoso dell’ecosostenibilità, la vallata in cui si trovano le preziose piante è sempre ricca d’acqua e la dispersione idrica è minima. Pannelli solari garantiscono la produzione del giusto quantitativo di energia rinnovabile. Persino gli scarti prodotti dai bachi vengono riutilizzati come fertilizzante nel terreno.
Un circolo virtuoso che sta diventando un modello da imitare.

Agricoltura, artigianato e turismo, l’economia della cooperativa Il Nido di Seta abbraccia i tre settori in maniera impeccabile. Le more di gelso prodotte dai gelseti,  ignorate dai bachi che preferiscono le foglie, sono raccolte per realizzare confetture e liquori.
Dai filati raccolti dai bozzoli prodotti dai bachi si producono stoffe pregiatissime richieste in tutto il mondo.
Anche il comparto turistico vive un eccezionale vigore: sono migliaia le persone che ogni anno visitano la nuova via della seta, esempio di come le buone idee possano sconfiggere la crisi economica e ridare vigore e forza a quei luoghi dove forte è la volontà di ripartire.

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