I manicomi abbandonati d'Italia: da ospedali a meta di curiosi
Manicomi abbandonati, luoghi lasciati a sé stessi ma ancora imbevuti delle storie di chi ci è passato; eccone alcuni tra i più conosciuti
I manicomi abbandonati, sparsi in tutta Italia, la cui storia e le cui vicende si fermano nel 1978, anno in cui la legge Basaglia impose la chiusura di tutte le strutture manicomiali e abolì le pratiche violente fino ad allora messe in atto sui malati di mente, come per esempio l’elettroshock.
A distanza di 38 anni dall’entrata in vigore della legge, gli ex manicomi sono diventati luoghi spesso abbandonati ma, in alcuni casi, hanno attirato l’attenzione di fotografi e artisti per il loro fascino perverso e inquietante. Vediamone alcuni tra i più conosciuti.
Il più famoso ex ospedale psichiatrico italiano si trova a Limbiate, in provincia di Monza, ed è conosciuto come manicomio di Mombello. La struttura che lo ha ospitato si trova nel complesso di Villa Pusterla-Crivelli, risalente al XIV secolo e costruita dall’architetto Francesco Croce sui resti di rovine medievali.
Nel corso degli anni la villa ha visto diversi proprietari e ha ospitato anche il generale Napoleone. Nel 1863 la villa fu acquistata dalla provincia di Milano che decise di trasferirvi i malati della Senavra (l’allora manicomio della città). Con il passare degli anni, alla struttura centrale si affiancarono ulteriori padiglioni al fine di ospitare un numero crescente di pazienti tra cui anche epilettici e paralitici.
In seguito alla sua chiusura, nel 1978, i padiglioni sono stati quasi completamente abbandonati, lasciati al degrado e frequentati da senzatetto e tossicodipendenti. Il manicomio di Mombello è stato più volte oggetto di visite da parte degli appassionati di luoghi misteriosi e dai ghost hunter, la cui curiosità è legata a una storia misteriosa: si racconta, infatti, che la struttura abbia ospitato fino al 1942 il presunto figlio di Mussolini.
Tra i manicomi abbandonati d’Italia vale la pena di ricordare anche quello di Santa Maria della Pietà, situato in piazza della Pietà a Roma e fondato nel 1548 dal sacerdote Ferrante Ruiz.
Si tratta di una struttura immensa, costituita da 41 padiglioni a pianta rettangolare e organizzati in modo da poter ospitare i malati dividendoli in criminali, cronici, bambini, agitati e malati a rischio di suicidio. Era inoltre presente un padiglione separato dedicato a ospitare anche epilettici, dementi e schizofrenici.
Uomini e donne venivano internati separatamente. La fama del manicomio di Santa Maria della Pietà è dovuta soprattutto alle regole rigide che caratterizzavano la vita dei pazienti e del personale all’interno della struttura. Gli infermieri erano, infatti, obbligati a fare la conta dei pazienti a ogni cambio di turno, i malati più problematici e pericolosi venivano sottoposti a torture, sedati e legati al letto nelle ore notturne; le ore passate all’aria aperta erano pochissime e concesse solo in rare occasioni.
Un altro ex ospedale psichiatrico italiano di particolare importanza storica è il manicomio di San Niccolò di Siena. Si tratta di un complesso situato nelle vicinanze di Porta Romana ed è un antico edificio rettangolare che nacque come monastero nel 1300 e solo a partire dal 1818 fu adibito per ospitare un manicomio.
La direzione dell’ospedale fu affidata nel 1858 all’illustre medico psichiatra Carlo Livi, che introdusse terapie innovative basate sulla morale e sul rispetto del paziente e fece della struttura un ottimo centro di ricerca. La particolarità di questo edificio si deve alla presenza del padiglione Conolly, unica struttura in Italia progettata come un panopticon, cioè come un carcere ideale: le guardie riuscivano a vedere e tenere sotto controllo i pazienti senza essere visti.
Altro particolare degno di nota è l’arco posto all’entrata principale, imponente e tipico di un monastero, come anche la presenza di una cappella al centro del complesso. Attualmente la struttura è quasi completamente in disuso. Solo la zona che era in passato dedicata alla lavanderia ospita la facoltà di Fisica dell’Università di Siena.
Infine, per concludere il tour tra i manicomi abbandonati d’Italia, ricordiamo anche la Real Casa dei Matti di Palermo, ampio edificio costituito da 38 padiglioni. L’ospedale è stato fondato dal barone Pietro Pisani nel 1824 ed è stato progettato secondo una visione più innovativa delle malattie psichiatriche.
In effetti, la struttura, a differenza delle precedenti, presenta vari giardini e ampi spazi aperti. Anche l’approccio clinico nei confronti dei malati di mente è stato innovativo e più vicino alla moderna psicanalisi. Nella Real Casa dei Matti per la prima volta sono state abolite pratiche violente e torture alle quali per secoli erano stati sottoposti i pazienti.
Metodi aggressivi, come l’uso della camicia di forza e le bastonature, erano destinati solo a casi eccezionali e più gravi. Purtroppo, come gli edifici precedenti, anche questo è in stato di degrado e vi si organizzano per lo più visite guidate.
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