"La Gioconda è un falso d'autore": la bomba di Silvano Vinceti
La Gioconda è un falso d'autore: la tesi dello storico e ricercatore Silvano Vinceti sull'autenticità dell'opera esposta al museo del Louvre di Parigi
I circa 30.000 visitatori che ogni giorno di mettono in fila al Louvre per ammirare la Gioconda, in realtà sarebbero di fronte a un falso d’autore: la ‘bomba’ è stata sganciata da Silvano Vinceti, storico e ricercatore che ha da poco pubblicato il suo nuovo libro intitolato ‘La Gioconda svelata’, incentrato proprio sull’autenticità del quadro più celebre di Leonardo da Vinci.
La Gioconda “è un falso d’autore”: la rivelazione
Silvano Vinceti sostiene che la Gioconda esposta al museo del Louvre di Parigi non sia stata dipinta da Leonardo, bensì da uno dei suoi allievi prediletti: Gian Giacomo Caprotti, conosciuto come il Salai. Della questione lo storico ha parlato in un’intervista rilasciata ai microfoni di ‘Adnkronos’, spiegando gli studi e le ricerche che rafforzano la tesi del falso d’autore:
“Le prove sono numerose e tutte convergenti dal ritrovamento di documenti storici a nuove indagini – ha dichiarato Vinceti – siamo a conoscenza di tre riproduzioni della Gioconda, una riportata nel suo testamento, di cui nulla sappiamo sulla sua storia e su dove potrebbe essere; una si trova negli Stati Uniti e l’altra venne venduta per una grossa somma nel 1518 al re di Francia”.
Lo storico ha proseguito dicendo: “Il ritrovamento di questa vendita è dovuto allo storico dell’arte Bertrand Jestaz, un documento che si trova negli Archivi Nazionali di Parigi attesta un cospicuo pagamento di 2.604 lire francesi da parte di Francesco I al Salai per tre dipinti, fra cui una Gioconda”.
E ancora: “Ulteriore conferma ci viene dal sito internet delle collezioni del museo del Louvre, nella sezione dedicata alla Gioconda. In esso viene sottolineata la validità del ritrovamento del Jestaz, ma data l’enorme cifra pagata a un allievo sconosciuto si asserisce essere opere autentiche di Leonardo senza alcuna prova. Dopo la scoperta del Jestaz l’autenticità delle tre opere vendute venne ritenuta priva di riscontri storici”.
Il caso del furto
Secondo Vinceti ulteriori prove a sostegno della tesi del falso d’autore sono legate al furto della Monna Lisa del 1911: “In realtà fu messo a segno dai fratelli Lancellotti e non dal loro amico Vincenzo Peruggia e soprattutto la perizia sull’autenticità dell’opera, poi ritrovata e redatta da tre esperti di una commissione dell’epoca, non ha alcun fondamento oggettivo, lasciando aperta l’alta probabilità che potesse trattarsi di un falso d’autore”.
Lo storico e ricercatore Silvano Vinceti ha poi spiegato che nel terzo strato del dipinto, il fondatore della società Lumiere Technology di Parigi Pasca Cotte, alcuni anni fa ha scoperto il disegno di una giovane donna diversa da quella che tutti conoscono e ammirano. La scoperta rinvia alla prassi diffusa degli esercizi che gli allievi compivano sulle opere del maestro: altro elemento che rafforza la convinzione che sia Salai il vero autore dell’opera esposta al Louvre, uno dei musei più costosi al mondo.
Nel libro ‘La Gioconda svelata’ vengono raccontate e descritte diverse scoperte, una delle più significative riguarda il ritrovamento delle lettere “S” e “L” negli occhi della Monna Lisa e del numero 72 in una delle arcate del ponte dipinto nella parte destra del paesaggio, tutti messaggi enigmatici lasciati da Leonardo da Vinci.