A Pavia ritrovato antichissimo frammento della Divina Commedia
A Pavia, presso la biblioteca storica del Collegio Ghislieri, è stato ritrovato un antichissimo frammento della Divina Commedia di Dante Alighieri
A Pavia è stata fatta una scoperta storica: sono tornate alla luce alcune pergamene della Divina Commedia tra le più antiche mai rinvenute fino a oggi. Le pagine sono databili attorno al 1350: il ritrovamento è avvenuto nella biblioteca storica del Collegio Ghislieri, dove le pergamene erano rimaste nascoste nella copertina di un’edizione del Timeo di Platone.
La scoperta avviene in un momento simbolico: quest’anno, infatti, si festeggia il 700esimo anniversario della morte di Dante. Le pagine ritrovate appartengono ai canti II, III, X e XI del Paradiso dell’opera scritta dal sommo poeta. Si tratta di un codice dantesco di straordinario valore, visto che i frammenti sono databili al 1350 e rappresentano i più antichi mai rinvenuti.
A scoprire il manufatto è stato Alessandro Maranesi, responsabile della biblioteca del collegio universitario Ghislieri di Pavia e rettore vicario: aveva iniziato alcune ricerche nel dicembre del 2020 in vista delle celebrazioni dantesche che porteranno all’uscita di un film sulla vita di Dante diretto da Pupi Avati, e si è imbattuto in quella che rappresenta una scoperta storica importantissima.
La storia delle pergamene della Divina Commedia
Il frammento della Divina Commedia appena ritrovato ha una storia avventurosa. Nel lontano 1889, infatti, il laureando in filosofia Celso Marchini, si accorse delle pergamene mentre consultava dei vecchi libri nella biblioteca. Erano pagine che presentavano caratteri sbiaditi su due colonne. Informato del ritrovamento, il rettore del tempo Zanino Volta, grande esperto di paleografia, non ebbe difficoltà a riconoscere le terzine della Divina Commedia.
A quel punto seguì un duro e accurato lavoro di restauro che si perse però nell’oblio, in attesa che potessero emergere ulteriori pagine dell’opera dantesca. Sopravvissuto alle due guerre mondiali, il testo vene poi riportato alla luce nel 1964 in occasione del centenario dantesco, ma non venne mai studiato adeguatamente. Nel dicembre dello scorso anno, Alessandro Maranesi si è messo alla caccia del frammento, trovandolo dopo aver consultato l’Annuario del Collegio del 1964.
Le preziose carte hanno un origine antichissima: la scrittura minuscola gotica, l’ortografia incerta e la scarsa presenza di punteggiatura lo fanno risalire al Trecento. Altri elementi come alcune forme arcaizzanti e il tipo di scrittura riconducibile allo scrittorio di Bologna per i testi letterari giuridici, permettono di datare le pergamene non oltre la metà del XIV secolo.
Il tipo di pergamena utilizzato e le lettere miniate in rosso, inoltre, sembrano indicare che le pagine siano appartenute a un codice molto prezioso: per il suo valore poteva trovare posto esclusivamente in case principesche, presso le abitazioni di famiglie ricche o potenti oppure in corporazioni religiose.
Resta il mistero su come le pergamene di Dante siano arrivate a Pavia. Tra le ipotesi formulate, la più suggestiva è quella di un vero e proprio viaggio. Le pagine sarebbero appartenute a un antico codice della biblioteca visconteo-sforzesca che era situata nel castello Visconteo di Pavia promossa da Francesco Petrarca, il quale avrebbe potuto avere tra le mani il prezioso codice.