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Boom di nidi di tartarughe marine in Italia: cosa sta succedendo

Il boom di nidi di tartarughe marine in Italia potrebbe sembrare positivo, ma cela implicazioni inaspettate legate all'ambiente e alla biodiversità

Pubblicato:

Valentina Alfarano

Editor & Coach Letterario

Lavorare con le storie è la mia missione! Specializzata in storytelling di viaggi, lavoro come editor di narrativa e coach di scrittura creativa.

L’estate italiana ha visto un numero record di nidificazioni di tartarughe marine Caretta caretta lungo le coste, con oltre 300 nidi già censiti. Da Nord a Sud, dalla Liguria alla Sicilia, questa apparente buona notizia per la biodiversità nasconde in realtà preoccupanti risvolti legati al cambiamento climatico e agli effetti sul sesso delle nascite.

Aumento di nidi di tartarughe: un segnale ambivalente

Le spiagge italiane hanno registrato un aumento significativo dei nidi di Caretta caretta, l’unica specie di tartaruga marina che nidifica nel Mediterraneo. Quest’anno, il numero di nidi censiti e monitorati ha raggiunto i 331, con la Sicilia al primo posto (107 nidi), seguita da Calabria (79) e Campania (66).

Secondo Sandra Hochscheid, ricercatrice presso il Turtle Point della Stazione Zoologica Anton Dohrn, questo incremento, che supera il record dell’anno precedente, e da attribuirsi a “l’effetto delle politiche di conservazione avviate negli anni ’90 nel Mediterraneo orientale, in particolare in Paesi come Grecia, Turchia e Israele, e dunque la prima considerazione non può che essere positiva”.

Tuttavia, come riportato su ‘La Repubblica’, la Hochscheid afferma anche l’aumento delle nidificazioni lungo le coste italiane è anche un indicatore dell’innalzamento della temperatura del mare, che ha spinto le tartarughe a cercare nuove aree più a nord per deporre le uova.

L’effetto del cambiamento climatico sul sesso delle tartarughe

Il Mediterraneo si è riscaldato del 20% in più rispetto alla media globale negli ultimi 25 anni, con un aumento della temperatura delle acque superficiali compreso tra 1 e 2 gradi. Questo riscaldamento ha modificato le abitudini delle tartarughe marine, spingendole a nidificare in aree un tempo impensabili, come la Liguria e il Molise. La temperatura della sabbia è cruciale per il sesso delle tartarughe: sabbie più calde favoriscono la nascita di femmine.

Le sabbie che raggiungono temperature tra i 30 e i 31 gradi, come in Campania, portano alla nascita di una percentuale sproporzionata di femmine, fino al 70%. In alcuni litorali della Turchia, l’alta temperatura della sabbia non solo aumenta la femminilizzazione delle nascite, ma provoca anche un’elevata mortalità degli embrioni, riducendo il successo delle schiuse. Se queste condizioni persistono, le tartarughe potrebbero essere costrette a migrare oltre lo Stretto di Gibilterra verso l’Atlantico.

Un altro problema significativo è rappresentato dall’overtourism. La presenza massiccia di bagnanti e strutture balneari rende difficile per le tartarughe trovare luoghi sicuri per nidificare. Episodi recenti hanno mostrato tartarughe costrette a “dribblare” sdraio e lettini, talvolta tornando in mare senza deporre le uova. Solo grazie alla crescente rete di monitoraggio e tutela dei nidi è possibile proteggere i siti di nidificazione.

Federica Barbera dell’ufficio biodiversità di Legambiente sottolinea l’importanza di “trovare un compromesso tra attività economiche e salvaguardia della specie”. Progetti come Life Turtlenest mirano a proteggere i nidi e gli habitat di nidificazione delle tartarughe marine dalle attività antropiche e dagli effetti del cambiamento climatico. Il partenariato coinvolge diverse organizzazioni, tra cui la Stazione Zoologica Anton Dohrn, ISPRA, Università di Roma La Sapienza e altri enti italiani e stranieri.

La strategia per garantire la sopravvivenza della Caretta caretta richiede una collaborazione tra operatori del turismo, amministrazioni locali, associazioni ambientaliste, cittadini e comunità scientifica. È fondamentale implementare buone pratiche di gestione del turismo, rafforzare le reti regionali e promuovere politiche nazionali ed europee per la creazione di aree protette. Solo così sarà possibile tutelare gli habitat e le specie a rischio, garantendo un futuro sostenibile per le tartarughe marine e la biodiversità del Mediterraneo.

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